mercoledì, Ottobre 30

Perdere peso è più difficile per le donne, ecco perché

Last Updated on 10 Marzo 2019 by Eleonora Bolsi

Che le donne fossero meno inclini a perdere peso e più inclini a ingrassare, invece, nel corso delle loro varie età di sviluppo sessuale, ce n’eravamo già accorti: in una coppia che sta a dieta, la donna tende a dimagrire meno del partner uomo e più lentamente; in palestra, le donne ottengono risultati di dimagrimento minori degli uomini, e se il personal trainer non è sufficientemente esperto da differenziare l’allenamento per le clienti femminili, il risultato per queste ultime può essere demotivante. I motivi di questa disparità non sono del tutto ignoti: le donne hanno un metabolismo fisiologicamente più lento degli uomini, e un profilo ormonale che non permette loro di rispondere adeguatamente all’allenamento e smaltire la ciccia, basti pensare all’estrogeno.

Ma un nuovo studio aggiunge un’ulteriore motivo di disparità. Secondo il Rowett Institute of Nutrition and Health per le donne è difficile perdere peso anche a causa di differenze cerebrali, oltre che ormonali. Sì, avete capito bene. A noi donne ci frega il cervello. Gli ormoni che regolano l’appetito e la fame, ma anche la regolazione del dispendio energetico, funzionerebbero in modo diverso nelle donne. Questa differenza sostanziale avverrebbe in una particolare regione del cervello, in cui le proopiomelanocortine non svolgerebbero le stesse funzioni per entrambi i sessi: negli uomini, questi proormoni attiverebbero nell’ipofisi gli ormoni responsabili della regolazione dell’appetito, della regolazione dell’attività fisica e termogenetica, della regolazione del peso corporeo; nelle donne, regolerebbero solo gli ormoni dell’appetito, mentre le altre attività verrebbero regolate in misura molto minore.
Il risultato? Difficoltà a bruciare calorie a seguito dell’attività fisica, difficoltà a regolare il peso, tendenza a ingrassare.  Ecco perché perdere peso per le donne è arduo, e accumulare chili è più facile.
La speranza è quella di poter mettere a punto dei farmaci di nuova generazione che inducano nelle proopiomelanocortine femminili una ulteriore regolazione della termogenesi e del peso corporeo, di modo da ottenere le stesse “prestazioni” cerebrali maschili.