Last Updated on 11 Marzo 2019 by Eleonora Bolsi
E così crolla un altro mito, quello degli integratori omega3: sembravano letteralmente la panacea di ogni male.
Se il pesce fa bene e i grassi del pesce fanno bene, allora gli integratori omega3 dovrebbero fare benissimo.
Se questa frase vi sembra una terribile semplificazione, tranquilli, lo è.
Al momento infatti quando si passa dall’alimento all’integratore che ne contiene i principi, si notano delle differenze: per esempio, integratori di calcio e vitamina D non farebbero lo stesso effetto dei giusti alimenti e dell’esposizione solare.
Stessa cosa per gli integratori di vitamine e sali minerali al posto di frutta e verdura fresca. Ma finora olio di pesce e integratori di omega3 uscivano sempre vincenti da ogni confronto.
Certo, si può mangiare pesce nella dieta (si può e si deve), ma gli integratori di omega3, spesso sotto forma di capsule di olio di pesce, erano associati soltanto a benefici per la salute.
Antinfiammatori, riducono le malattie cardiovascolari e aiutano le difese immunitarie contro raffreddori e malattie di stagione; favoriscono la perdita di peso; riducono il rischio di malattie mentali, come la schizofrenia, e altre malattie come l’epilessia; sarebbero utili per le gestanti.
E soprattutto, come abbiamo sempre saputo, gli integratori di omega3 sono indicati per la salute del cervello.
Aumentano la concentrazione, riducono i rischi di insorgenza delle demenze senili.
Insomma tutto bello, ma qualcosa di questo quadro inizia a vacillare.
Sono molte le persone che lamentano, per esempio, forte nausea e mal di testa con il consumo di olio di pesce.
Altre si chiedono da dove provenga l’olio di pesce contenuto delle capsule di integratori (la Cina è uno dei maggiori esportatori).
Altri ancora suggeriscono cautela nell’acquisto di olio di pesce, che deve essere di prima qualità, e fresco, ma senza contare che anche quando mettono gli antiossidanti (per esempio la vitamina E, che ridurrebbe la lipoperossidazione), tende a irrancidirsi nell’arco di pochi giorni.
Infine, lo studioso Ray Peat dice che è l’olio di pesce in sè a essere altamente instabile, e ad avere azione immunosopressiva. Farebbe persino ingrassare, e non ridurrebbe il rischio di un accidente.
Uno studio ha persino istillato dubbi sull’utilizzo di integratori omega3 nei pazienti affetti da neoplasie, perché li renderebbe resistenti ai trattamenti farmacologici.
Fino a questo ultimo studio del National Institute of Health statunitense, pubblicato dalla rivista Journal of The Medical Association, che ha coinvolto oltre 4 mila pazienti.
Gli esperti parlano chiaro: se in altri studi si evidenziava che una dieta che comprende cibi con omega 3 fa bene a occhi, cuore e cervello, non sono stati riscontrati miglioramenti nei pazienti che invece assumevano integratori di omega3.
Né nel breve, né nel medio, né nel lungo termine, visto che lo studio è durato 5 anni.
Il consiglio? Mangiare più pesce, comprandolo fresco, e cercando invece di puntare al pescato locale o ai pesci di allevamento italiano, tra i migliori e più sicuri.
Ridurre le concentrazioni di omega6 nella dieta e cercare di mangiare almeno pesce 3 volte a settimana. Ma non usare gli integratori.