Last Updated on 9 Settembre 2021 by Eleonora Bolsi
Pare che una nota catena di supermercati vendesse tra Roma e Tivoli moltissimi prodotti scaduti da anni, tanto da richiedere l’intervento dei Nas. Cose di questo tipo purtroppo non sono delle novità. Puntualmente accade di sentire qualche maxi sequestro di tonnellate di cibo scaduto o contaminato. E vi sarà senz’altro capitato di comprare dei prodotti senza guardare la data di scadenza, salvo poi scoprire dopo qualche giorno, proprio mentre volete cucinarli o consumarli, che scadevano il giorno prima. E qui tutti si fanno una domanda: ma i cibi scaduti si possono mangiare?
Tutti o solo alcuni?
Cerchiamo di capirlo.
CIBI SCADUTI: SI POSSONO MANGIARE?
Innanzitutto le date di scadenza non sono tutte uguali. Alcune date di scadenza riportano il giorno, il mese e l’anno di scadenza, altri solo il mese e l’anno, e infine alcuni hanno solo l’anno di scadenza. Per alcuni alimenti troveremo scritto in modo perentorio: “da consumarsi entro il”. In altri, “da consumarsi preferibilmente entro il”.
DATA DI SCADENZA: COSA INDICANO LE DIVERSE DICITURE
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La data di scadenza è prevista a norma di legge per tutti i prodotti confezionati.
Viceversa, non chiedete al fruttivendolo quando scadono le arance, o al pescivendolo quando scade la sogliola che avete appena comprato. Quindi molti alimenti che vengono venduti freschi e senza un confezionamento supponiamo già di doverli consumare a breve.
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I prodotti confezionati che hanno una data di scadenza a breve termine, ovvero massimo entro i tre mesi, devono obbligatoriamente indicare il giorno oltre al mese e all’anno.
Questi prodotti usano la dicitura “da consumarsi entro il”, in inglese use by, e in generale è meglio non consumarli dopo quella data. Tale dicitura infatti indica il rischio che il prodotto sviluppi agenti patogeni a causa del deterioramento.
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Se invece il prodotto indica “da consumarsi preferibilmente entro”, in inglese best before, possiamo anche consumarlo una settimana o un mese o perfino due dopo.
Vediamo qualche regola per capire quando siamo costretti a buttare un alimento scaduto e quando possiamo consumarlo.
CIBI SCADUTI, QUALI CONSUMARE? LE REGOLE DA SEGUIRE
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La prima regola per evitare problemi è questa: ricordarsi gli alimenti conservati in confezioni di metallo durano di più di quelli in vetro.
Quelli che durano meno in assoluto sono quelli venduti nella plastica, tipo pellicola o simili.
Il materiale con cui sono conservati infatti incide sul pericolo che l’alimento si deteriori a causa della luce o di piccole imperfezioni nel packaging che permettono all’aria di passare nell’alimento. Se quindi sapete di non essere proprio ligi alle scadenze, oltre a scegliere alimenti che riportino “da consumare preferibilmente entro”, preferite le lattine alle confezioni di vetro o plastica. E le bottiglie o i contenitori scuri al posto di quelli chiari o trasparenti.I cibi in lattina possono essere consumati anche oltre la data di scadenza, a patto di fare attenzione a rigonfiamenti, presenza di muffe o di patine bianche al momento dell’apertura, o un colore alterato in superficie.
In questo caso è meglio buttare.
Tra i cibi che possiamo consumare anche dopo che sono scaduti: le marmellate (se contengono zucchero), la frutta in scatola e sciroppata, i sottaceti, i prodotti sotto spirito, i cioccolatini, alcuni snack dolci e salati, gli sciroppi, salse pastorizzate come la maionese, i prodotti liofilizzati. -
La seconda regola è distinguere i prodotti raffinati dai prodotti integrali.
Se mangiamo farine integrali, biscotti integrali, pasta e riso integrale è meglio non superare la data di scadenza, perché il germe del cereale è la parte che irrancidisce più facilmente. Quindi non è vero che pane e biscotti si possono mangiare anche mesi dopo la loro scadenza, dipende dagli ingredienti.
Le farine integrali se presentano un retrogusto molto amaro sono alterate. E la stessa cosa può accadere nei prodotti a base integrale.
Stessa cosa per la farina di legumi (ma non i legumi secchi, quelli possono durare molto), le farine di semi oleosi. Queste ultime, come la farina di mandorle o pistacchi, sono le più delicate, perché contengono grassi e tracce del seme che li rendono suscettibili a irrancidimento. Queste ultime per evitare inconvenienti si possono conservare in barattoli ben chiusi in frigo o in freezer. Viceversa, a meno di non trovare buchini nelle confezioni, farfalline o altre tracce di insetti, la farina bianca, il riso bianco e i prodotti da forno che usano solo farine raffinate possono essere consumati anche un mese o più dopo la scadenza. -
Nella seconda regola rientrano anche gli olii.
Più il prodotto è extravergine o non raffinato, più bisogna fare attenzione a consumarlo secondo le indicazioni del produttore, mentre gli olii raffinati durano molto di più, soprattutto se in lattina.
Un criterio infallibile è annusare gli olii prima di assaggiarli: odore di metallico, di muffa, di morchia, di stantio o addirittura di pesce marcio sono il segnale che non sono più buoni. In generale un buon olio extravergine di oliva può durare da sei mesi a un anno se ben conservato, ovvero al buio e al chiuso. -
E la pasta?
La pasta è fatta con grano duro, anche quando non è integrale è bene non mangiarla troppo oltre la data di scadenza. Se non trovate difetti e la pasta è scaduta da un mese, potete ancora mangiarla.
CIBI SCADUTI, LE ECCEZIONI
Veniamo alle eccezioni. Su queste bisogna fare delle prove, come nel caso delle uova. Le uova si conservano un mese, meglio in frigo se non vogliamo usarle subito.
- Lo yogurt e i latticini sottoposti a fermentazione possono essere consumati anche qualche giorno dopo la data di scadenza, in genere fino a una settimana dopo.
- A volte invece la ricotta, il mascarpone e altri prodotti caseari freschi possono presentare odori strani a ridosso della scadenza: in tal caso, inutile dirlo, vanno buttati. Gli insaccati in vaschetta non vanno mai consumati oltre la data di scadenza.
- Il caffè e il cacao si possono consumare fino a sei mesi dopo la data di scadenza.
- La senape si conserva per anni, così come le spezie e i tè. Tuttavia, spezie, tè ed erbe aromatiche contengono polifenoli e altre sostanze che possono ossidarsi: è necessario evitare di tenerle esposte all’aria e fare attenzione ai parassiti.
E SE TROVO DELLA MUFFA?
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Ultimo ma non meno importante: posso mangiare un prodotto con tracce di muffa anche se questo non è scaduto?
In generale no. Tutti pensano che dire muffa equivale a dire “penicillina” ma purtroppo le muffe che possono intaccare gli alimenti sono diverse e alcune sono molto tossiche. Quelle arancioni o rosate sono le più pericolose.
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Una regola può essere questa.
Se la muffa può essere tagliata via, come per esempio dalle scorze dei formaggi stagionati, dai vegetali compatti come dalle carote o dalle zucchine, facendo attenzione a eliminare tutta la zona corrotta, l’alimento è ancora mangiabile. I formaggi molto stagionati possono essere consumati anche dopo la loro data di scadenza e la muffa in superficie può essere rimossa.
Se la muffa non si può “tagliare” in modo netto, come nelle salse, negli yogurt o nei formaggi molli o semi-stagionati, sulla frutta e verdura acquosa, allora tutto l’alimento va buttato. - Esistono pochissime eccezioni. Possiamo buttare via le prime cucchiaiate di una marmellata industriale fatta con zucchero se sulla superficie presenta minuscoli puntini bianchi, per esempio perché l’abbiamo conservata non in maniera ottimale. Altra eccezione alla regola è il pane: se ha muffa, tagliabile o no, è meglio buttarlo via.
- I prodotti consumati un mese dopo la data di scadenza e quelli che presentano puntini di muffa bianca o verde ma che si possono salvare, è meglio sottoporli a cottura. Una misura ulteriore per evitare intossicazioni.
- E se hai ancora dei dubbi?
Nel dubbio, sia per il superamento della data di scadenza con giorno e mese che per il resto, ti consiglio di non consumare l’alimento se non sei certo della sua integrità.