Last Updated on 7 Marzo 2016 by Eleonora Bolsi
Soffrite di fame nervosa e non sapete che fare? Le avete tentate tutte? Vorreste che esistesse un magico interruttore capace di spegnere la fame nervosa? Ebbene, non so se vi ricordate del libro di Raffaele Morelli, Pensa Magro. C’è chi ha superato il concetto di aiutarsi con la mente per sconfiggere la fame nervosa e raggiungere il peso forma con un metodo che a quanto pare funziona, il Parlare Magro! Anzi, il parlare a se stessi come se si fosse magri: più precisamente è definito il “Self-chatter diet”, ovvero la dieta del parlare a se stessi del dr. Rockett, un libro di un certo John Richardson che per ora è uscito soltanto in inglese e che potete trovare qui.
Vediamo di cosa si tratta. Dice l’autore che finché obesità e sovrappeso saranno trattati come un problema comportamentale (mangi perché hai abitudini sbagliate), sarà impossibile trovare una soluzione oggettiva per tutti e in particolar modo per quanti soffrono di fame nervosa. Non è il cibo che ci rende grassi, ma la maniera in cui lo mangiamo. Credenze, comportamenti sbagliati e associazioni alimentari errate ci stanno facendo diventare grassi: la fame nervosa è un problema sempre più su larga scala.
E allora cosa possiamo fare? Be’, secondo l’autore il segreto è appunto parlare a se stessi e comportarsi come se fossimo magri. L’obeso che fa una dieta restrittiva è un po’ come chi prende antidolorifici perché gli fa male una gamba: per chi vuole raggiungere il peso forma, l’ideale è combattere le abitudini sbagliate sfruttando la sua “voce interiore”.
Noi compiamo centinaia di scelte alimentari al giorno, spesso senza rendercene conto. Ogni pasto e ogni momento della giornata può tradursi in una scelta o in un pensiero rivolto al cibo, non sempre a livello conscio o impazziremmo. Parlare a se stessi mentre si sta mangiando, spiegandosi per quale motivo bisogna dimezzare il piatto di pasta o perché è meglio lasciar perdere il dolce (per esempio: “sto facendo questo perché…”) è un grosso aiuto motivazionale.
E’ un po’ come se ci sdoppiassimo e avessimo un coach, o una persona più severa di noi, che ci controlla e ci convince a non mangiare le patatine fuori pasto. Molti programmi dietetici “storici” hanno funzionato proprio perché erano organizzati con un gruppo (pensate alla Weight Watchers) o con un coach, un assistente o un medico che redarguisce il paziente. Richardson sostiene che al posto del coach o del gruppo di amiche, per combattere la fame nervosa basterebbe parlarsi a voce alta.
Questa cosa, che a primo acchito può sembrare ovvia e scontata, è difficilissima da fare. Ho sofferto per anni di fame nervosa e ho incontrato anche molte persone che ne soffrivano: eravamo tutti d’accordo su una cosa che capita quando decidiamo di sgarrare o abbiamo un raptus alimentare, ovvero che accade tutto velocemente, con rabbia, con voracità. Spesso dopo i primi morsi non sentiamo neanche più il sapore di quello che mangiamo, e ci mettiamo un minuto a finirlo. Basterebbe parlarsi a voce alta, mentre si apre il frigo, chiedersi “ok, ma cosa stai facendo e perché?” per neutralizzare la fame nervosa. L’importante è farlo a voce alta, non pensarlo e basta, perché la tecnica funzioni.