mercoledì, Ottobre 30

Tassa sullo zucchero: qualche dubbio c’è

Last Updated on 21 Novembre 2018 by Eleonora Bolsi

Anche in Italia viene proposta, come in altri Paesi che l’hanno già adottata, una tassa sullo zucchero.
Ovvero la famosa “sugar tax” che dovrebbe fare aumentare del 20% il prezzo di tutti i prodotti che contengono zuccheri aggiunti, a iniziare tuttavia dalle bevande. Le bevande potrebbero quindi costare dai 5 ai quasi 30 centesimi in più a seconda della quantità di zuccheri presente per 100 ml di prodotto.

La proposta, lanciata dal Ministro della Salute Giulia Grillo, è stata supportata dal quotidiano Il Fatto Alimentare, attraverso un appello a nutrizionisti, dietologi e associazioni mediche perché dicano Sì alla tassa sullo zucchero.
La tassa sullo zucchero è stata già adottata da alcuni Paesi europei, su esempio della Gran Bretagna, ma anche in Messico e in alcuni stati Americani.

E ha portato effettivamente a una riduzione del consumo di bevande zuccherate del 20%.
L’idea di base, ovviamente, è quella di alzare i prezzi come deterrente per le persone all’acquisto di prodotti con zuccheri aggiunti. E a quanto pare questa idea funziona.

Tutti contenti, dunque? Io sinceramente sono un po’ dubbiosa su alcuni aspetti della tassa sullo zucchero.

E in questo articolo vi elenco i motivi per cui la tassa sullo zucchero non è a mio parere la risposta adeguata e sufficiente per arginare il fenomeno crescente dell’obesità infantile (che poi diventa o rischia di diventare obesità adulta) e del diabete.

Iniziamo con qualche precisazione.

Sì, è vero che l’obesità è in crescita, ed è vero che le malattie associate alla sindrome metabolica come il diabete lo siano altrettanto. Che questo però sia colpa dello zucchero non è stato mai scientificamente dimostrato. Lo so, è difficile capire questo concetto, anche perché siamo portati a credere che sia sempre e solo colpa dello zucchero.
Ma tutte le ricerche degli ultimi anni hanno sottolineato che non sia lo zucchero a “causare” il diabete.
Il collegamento tra zucchero e diabete di tipo 2 è indiretto.

Poiché se assumo più zucchero assumo più calorie e se assumo più calorie allora posso ingrassare, è lecito pensare che a un aumento di peso corrisponda un rischio maggiore non solo di diabete, ma in generale di sindrome metabolica.
Ovvero: più grasso viscerale, maggiore glicemia, maggiore colesterolo, maggiori trigliceridi, maggiore rischio di ipertensione.

Una cosa che viene spiegata benissimo per esempio dall’Associazione Britannica del Diabete.
Se io mi baso su un falso mito, questo mi porterà a sottovalutare altri aspetti che possono concorrere al diabete di tipo 2 e all’obesità. Per esempio un eccesso di grassi. E qui arriviamo al punto due.

Quelli che noi consideriamo dolci, non sono soltanto cibi o bevande con zuccheri aggiunti. Se le bevande con zuccheri aggiunti non hanno grassi, tutti gli snack dolci in genere hanno una componente di grassi non indifferente.

Una cosa che ho sottolineato diverse volte parlando della cosiddetta “dipendenza da zucchero”. Se la dipendenza da zucchero fosse scientificamente vera, le persone mangerebbero zucchero da tavola a cucchiaiate.
Invece mangiano biscotti, creme, prodotti confezionati di vario tipo: che contengono sì, zucchero, ma anche grassi e additivi, oltre che sale.

Come ha sottolineato l’autore David Kessler, che sull’obesità e il cibo ha scritto un saggio molto bello, è il connubio di queste sostanze a fare sì che la gente mangi troppo. 

La tassa sullo zucchero avrebbe senso se poi fossero tassati tutti i cibi confezionati come snack, patatine, prodotti dolciari che come vi ho spiegato sono anche pieni di grassi, e il cosiddetto junk food.

E cioè tutti quei prodotti come hamburger, patatine fritte e prodotti da rosticceria che nei maggior fast food di catena hanno un prezzo ridicolo. Va a finire che pago il cheeseburger a un euro e cinquanta ma poi prendo la coca cola light per evitarmi i venti centesimi di sovrapprezzo.

E ora parliamo di dolcificanti.

Al momento, scientificamente parlando, non sono ancora noti con chiarezza i danni dell’uso dei dolcificanti, anche quelli naturali come la stevia, sulla salute umana. Questo però non vuol dire che degli studi non siano già stati fatti, per quanto non ancora dimostrativi.
Ora, mettetevi nei panni di un’azienda. Arriva la tassa sullo zucchero? Uso il dolcificante, o produco bevande con meno zucchero più dolcificanti. Il modo per aggirare una tassa c’è sempre, e il rischio è quello che il mercato sia invaso da nuovi prodotti con edulcoranti su cui ancora non si è fatta chiarezza piena per gli effetti sulla salute.

Da ultimo, vediamo altri due dati.
Il consumo di zuccheri semplici è un conto, il consumo pro-capite di zuccheri aggiunti è un altro. Il consumo pro-capite di zucchero come quello da tavola è per esempio sceso di tre punti percentuali negli ultimi anni.

Nel 2016 la Nutrition Foundation of Italy tramite lo studio Liz precisò che l’Italia era nella media per il consumo di zuccheri semplici, che però non erano zuccheri aggiunti, ma comprensivi di zuccheri derivati da frutta, latte, yogurt. Non c’era inoltre correlazione in Italia tra il consumo di zuccheri semplici e l’aumento dell’obesità.

Uno studio del 2015 rivelò che, nel consumo di bevande zuccherate, l’Italia registrava un calo a differenza di altri Paesi. Nel 2014 gli italiani consumavano in media meno di 50 calorie giornaliere di bevande zuccherate (pensate anche ai succhi, non solo alla Coca Cola): un dato certo non allarmante.

Nel 2016 varie testate, compreso Il Fatto Quotidiano, pubblicarono i dati dell’Euromonitor International sul consumo di bevande zuccherate in 80 Paesi. L’Italia era al 49esimo posto. 

Vero è che l’Italia è tra i Paesi europei a importare più zucchero:
ma questo è perché la nostra produzione di zucchero ormai da anni è in calo, e anzi si registra un’emergenza nazionale che contribuirà alla crisi delle nostre aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Infine, sarebbe bello che al risparmio che si otterrebbe qualora l’Italia aderisse alla Tassa sullo Zucchero, si riuscisse a fare prevenzione per una corretta alimentazione, di modo da dare alle persone degli strumenti finalmente gratuiti e alla portata di tutti per imparare a mangiare meglio, in generale.