Last Updated on 11 Marzo 2019 by Eleonora Bolsi
1) Le fonti vegetali di omega3: semi di lino e olio di semi di lino, noci e alghe. Queste fonti tuttavia forniscono omega3 di tipo ALA, ovvero ci forniscono acido alfa-linoleico. Starebbe poi al nostro corpo convertirlo in altre forme di omega3, ma non si sa con quanta efficienza metabolica, che resta un problema individuale.
2) Le fonti animali, da valutare con accuratezza: il consumo di carne da allevamento ad erba e di cacciagione; il consumo di pesce e di crostacei e molluschi. Qui si riesce anche a essere sicuri sulla freschezza, tuttavia la condizione degli allevamenti e la provenienza di certi pesci, per parlare solo dei pesci, sta diventando uno dei problemi più controversi di questi ultimi anni (andate a informarvi sul salmone affumicato). Dunque è sempre il consumatore che deve stare attento alle fonti alimentari, puntando sul locale, sulle origini controllate, sulle certificazioni.
3) I supplementi: da dove vengono? In genere dalla fonte numero due, quella animale, o dalle alghe. E anche qui, che ne sappiamo della salubrità del prodotto originario? Nel dubbio, non dico di astenersi, ma di controllare attentamente la loro qualità (niente sconti, niente superpacchi, se possibile niente acquisto online se non siamo davvero sicuri del nostro rivenditore), mentre il dottor Katz consiglia un equilibrio tra le tre opzioni.
Si possono scegliere tutte e tre, variando, di modo da evitare i rischi di un’unica strada.