Last Updated on 10 Ottobre 2024 by Eleonora Bolsi
Sapete credo che da alcuni anni a questa parte, molta attenzione si è data alla questione del digiuno terapeutico per aumentare la longevità.
Questo filone di ricerca si iscrive in un filone più ampio che va avanti dagli anni Settanta. Il mentore del professor Valter Longo, il dottor Ray Walford, spese gran parte della sua vita nel provare ad aumentare i fattori di longevità attraverso la restrizione calorica. Walford, che aveva lavorato al progetto Biosfera, applicava la restrizione calorica su sé stesso.
Nonostante siano passati quasi cinquant’anni, la partita è aperta.
Non è stato dimostrato che il digiuno terapeutico funzioni, e nel frattempo la ricerca è andata avanti, aggiungendo nuove scoperte. Per esempio, la restrizione proteica di alcuni alimenti ricchi di aminoacidi sembrerebbe avere un effetto diretto sui telomeri.
E d’altra parte, esistono popolazioni,come gli Hazda, che fanno una dieta normale di calorie procapite pur consumando tantissima energia. Si tratta di una popolazione tanzanese che non ha le malattie dell’Occidente, sono cacciatori-raccoglitori magri e atletici. Tuttavia non superano i 60, massimo 70 anni di età. Invece da noi anche chi è sovrappeso o obeso arriva a superare tranquillamente i 70. Questo fa pensare che tra i parametri che aumentano la longevità, il fattore ambientale e quello genetico incidano tantissimo. Un nuovo studio lo dimostra parlandoci proprio del DNA.
Longevità, il digiuno terapeutico non funziona su tutti
Un nuovo studio sui topi, che di norma sono gli animali più testati negli studi sulla longevità, ha smentito l’idea che il digiuno terapeutico sia una sorta di passe-partout per vivere più a lungo. Che significa? Che stando a quanto dicono i ricercatori non funziona per tutti. Infatti, hanno visto che i topi che sono più resilienti allo stress e hanno meno contraccolpi con la dieta ipocalorica, dunque non perdono peso facilmente, sono quelli che vivono più a lungo. Questo da un lato suggerirebbe che chi ha un metabolismo veloce vive di meno, cosa tuttavia già smentita,dall’altro che chi ha qualche riserva in più di grasso riesca a vivere più a lungo.
Infatti, i topi più longevi erano secondo i ricercatori quelli più robusti.
Quelli che invece perdevano peso con la dieta ipocalorica e il digiuno terapeutico occasionale invece tendevano a morire più giovani.
Stress e resilienza: i più resistenti vivono a lungo
I ricercatori stanno quindi pensando che esistano dei geni della resilienza, chiamiamoli così, ancora non identificati: per cui non sarebbe tanto questione di quanto uno mangia, né di essere magri per forza, quanto di essere geneticamente equipaggiati ad affrontare lo stress.
Ora, è difficile pensare che una dieta ipocalorica protratta a lungo non sia stressante. O che il digiuno, anche se occasionale, sia una passeggiata.
E quindi anche capire come le persone rispondano geneticamente allo stress è un fattore importantissimo. Persone molto sensibili a stress, non dovrebbero semplicemente
fare digiuni. I ricercatori concludono che il digiuno terapeutico non funziona su tutti.
E che dei fattori genetici ancora non identificati hanno un peso molto maggiore sulla longevità.