Dopo averne parlato come possibile biocarburante, una sorta di benzina ecologica, l’olio di colza è tornato alla ribalta negli ultimi tempi come olio dimagrante, risorsa di omega3, omega6, insomma, di acidi grassi buoni, e quindi olio che attiva il metabolismo e riduce i rischi cardiovascolari come olio di canola, una specie di derivato canadese sempre dalla colza. Quanto c’è di vero?
La colza è una pianta da cui si ottiene un olio usato largamente nell’industria, anche in quella alimentare: l’olio industriale a scopo lubrificante ha un alto contenuto di acido erucico, una sostanza cancerogena; quello alimentare invece ha livelli più bassi di acido erucico, ma in Italia non si trova e ha un costo più elevato, in genere, del normale olio di colza, e si chiama olio di canola. Una qualità economica è tuttavia presente come olio da frittura nella ristorazione ed è uno degli olii vegetali delle margarine. Già qui inizia la prima confusione: è sempre olio di canola?
Invece all’estero, ad esempio in Germania, l’olio di canola a basso acido erucico costa di più e viene considerato uno degli olii vegetali più ricchi di omega3 e quindi salubri. Dunque non dovrebbe essere lo stesso delle margarine. Tuttavia in questo articolo non si parla bene neanche di questa costosa “sorella” dell’olio di colza. Io eviterei l’acquisto in mancanza di informazioni precise sia sulla lavorazione dell’olio di colza che sui livelli di acido erucico del prodotto che mi viene venduto: sconsiglio perciò acquisti online di olio di colza/canola o incette di margarine a basso costo che lo contengono. Ricordiamoci infine che gli acidi grassi hanno un elevato grado di deperibilità, e che a seconda della lavorazione dell’olio il prodotto finale può essere impoverito e quindi risultare inutile. Se a questo ci aggiungiamo un sospetto di tossicità, è meglio puntare su olii vegetali biologici che trovate anche qui in Italia e che sono ottimi come fonte di acidi grassi omega3: l’olio di lino, l’olio di canapa, l’olio di semi di zucca, e infine, l’olio d’oliva purché sia extravergine e di prima spremitura a freddo.