Last Updated on 23 Ottobre 2015 by Eleonora Bolsi
Nello sforzo di catalogare e capire quale sia la vera dieta mediterranea, e perché la dieta mediterranea dia così tanti vantaggi per la salute, si rischia di rimanere schiacciati dalle definizioni e dagli schieramenti low carb versus low fat, e di perderci tutti qualcosa per strada. Dopo gli studi di Ancel Keys sulla dieta mediterranea negli anni Cinquanta, infatti, il concetto di dieta mediterranea ha fatto il giro del mondo ed è diventato sinonimo di salute: secondo Keys, le popolazioni dell’area mediterranea, infatti, facevano una dieta ad alto contenuto di carboidrati e basso contenuto di grassi, special modo saturi. Secondo lui si spiegava così il basso colesterolo e la longevità dei greci o degli italiani, special modo del sud. La dieta mediterranea secondo Keys era dunque una dieta ricca di cereali integrali e legumi, verdura e frutta, olio di oliva o olive, pesce più della carne, frutta secca e al limite qualche bicchiere di buon vino.
Una semplificazione madornale che ha portato negli anni successivi alla filosofia del low-fat e alla battaglia contro il colesterolo: le uova fanno male, i formaggi sono il demonio, i grassi saturi della carne fanno male, il burro nella dieta mediterranea non esiste, il lardo nemmeno, la dieta mediterranea è in pratica vegetariana, eccetera. Ma basta essere italiani o conoscere abbastanza dell’Italia attraverso la sua tradizione culinaria per sapere che non è affatto così.
Il nostro Paese è infatti ricco di tradizioni e ricette in cui sono presenti lardo o strutto, formaggi stagionati, piatti che combinano legumi e pasta con il guanciale, paste della domenica arricchite da sughi di carne e formaggi, dolci sostanziosi, fritture.
Pensate alla parmigiana, alla pasta al forno, alla pasta e fagioli. Pensate al fatto che a Napoli si usa lo strutto, e in Sardegna, dove si troverebbe una delle popolazioni più longeve d’Italia, si mangia molto formaggio di capra. In altre regioni si mangia l’agnello, al sud non si disdegna la carne di cavallo, per non parlare del largo uso che si fa di frattaglie e parti meno nobili dell’animale in alcune preparazioni caserecce. Questo ovviamente non vuol dire che disdegniamo olio di oliva, verdure e affini, ma soltanto che la dieta mediterranea almeno in Italia non è una rivisitazione della dieta Okinawa, e non è mai stata una dieta quasi vegetariana né a basso contenuto di grassi. (segue a pagina due)