Last Updated on 14 Dicembre 2022 by Eleonora Bolsi
Una delle caratteristiche tipiche del Natale e in generale dei periodi di festa è lei, l’ansia. In tantissimi la provano e in tantissimi sentono lo stress da Natale e da feste, manifestando malessere e panico all’idea del confronto con i parenti, dei pranzi e delle cene.
In particolare, avendo un sito che si chiama Dcomedieta, di quale ansia da Natale posso parlarvi? Ovviamente di tutto il carico di ansia che genera il rapporto con il cibo, con il seguire o non seguire diete particolari, con le calorie in più che non tutti vivono serenamente, con le domande indiscrete.
Ho già affrontato alcune di queste tematiche da un punto di vista più pratico, per esempio per andare in aiuto di chi per problemi di salute deve mantenersi a tavola o di chi teme in generale di mangiare troppo e buttare all’aria i buoni propositi di rimanere in forma. Trovi questi articoli qui, qui e qui, se ti interessano.
Ansia da Natale per il cibo e la dieta: cos’è e come riconoscerla
Sì, le tavolate delle feste possono riservarci brutte sorprese, sotto forma di giudizi non richiesti, domande indiscrete sia dai famigliari più stretti (zie, cugini di primo grado) che meno stretti (cugini lontani, parenti che incontriamo solo durante le feste).
Come comportarci? Vorremmo fregarcene, e dire alle persone che guardano il nostro piatto o fanno commenti sul nostro aspetto di farsi i fattacci loro.
Purtroppo però non è così semplice. A Natale si è tutti più buoni, o quantomeno noi ci sforziamo di esserlo. Vorremmo salvare le apparenze ed evitare contrasti, per esempio.
Questo è giusto.
Ma essere messi in croce il giorno di Natale è quanto meno anacronistico.
Giudizi, pregiudizi e il problema del confronto
Ho capito quanto questo aspetto dell’ansia da Natale sia importante guardando i video su Tiktok e Instagram. Sono tantissime le persone che condividono aspetti del loro difficile rapporto con il cibo o con il proprio corpo, tantissime quelle che devono rispondere a haters e commentatori inopportuni… E a Natale, come si regoleranno?
Sì, perché a differenza degli haters o di chi vi commenta il post con la leggerezza tipica della cattiveria, di fronte a voi per tre o quattro giorni di fila si avvicenderanno persone convinte di potersi permettere certe domande o riflessioni.
Ma perché mangi così? Sei dimagrito/a? Non dovresti mangiare così tanto. Non dovresti mangiare questo, questa roba fa male, eccetera. Per non parlare di chi si sente in diritto di darvi raccomandazioni da nutrizionista dell’ultim’ora, del tipo: ma lo sapevi che questo alimento è nocivo alla salute? Che gli zuccheri causano questo e quest’altro accidente? Per finire con chi ad alta voce ragiona sulle proprie problematiche con il cibo, facendo sentire gli altri a disagio: questo non dovrei mangiarlo, oh, santo Cielo, chissà quante calorie contiene questo pezzo di torrone, o, ancora, sono sicura/o che metterò tre chili in due giorni.
Roba che, se hai fame, te la fa passare.
Ora che vi ho dato un quadro chiaro di tutte le possibili (e secondo me alcune di queste vi sono capitate) insidie che provocano ansia da Natale, vediamo come sopravvivere.
Vediamo cioè un piccolo vademecum di possibili contro-risposte e comportamenti per evitare di finire ai ferri corti da un lato, ma anche di farsi salire la bile e stare male.
Nota bene: se tu appartieni a una di queste categorie, te lo dico in modo neutrale.
Smettila.
Subito.
Ansia da Natale per il cibo e la dieta: come combatterla?
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“A chi si preoccupa per la nostra salute”.
Appartiene a questa categoria molto eterogenea quella persona che fa battute o considerazioni sul nostro aspetto o su ciò che mangiamo dicendo che lo fa perché è preoccupato per la nostra salute. La risposta è semplice: alla vostra salute ci pensate solo voi. Se queste persone fossero davvero preoccupate per la vostra salute, vi sarebbero state vicine in altro modo, punto primo. Punto secondo: non sono il vostro medico.
In caso di problemi è a lui, e non a vostra cugina di secondo grado, che dovete rivolgervi. Quindi la cugina può stare tranquilla. Sapete già che fare se un giorno starete male. -
“A chi fa considerazioni su ciò che mangiate o non mangiate”.
Sia in eccesso (ma non ti sembra di avere mangiato già abbastanza?) che in difetto (ma mangia, puoi permettertelo, che ti frega?), appartengono alla categoria tutti coloro che si mettono a sindacare su ciò che avete nel piatto.
Ora, fateci caso.
Questo genere di considerazioni sono un tipo di body-shaming. Nella maggior parte dei casi, anzi, in quasi tutti, non è del piatto che si parla, ma del vostro corpo. Se siete belli cicci, vi stanno facendo il predicozzo su quanto mangiate. Ma se foste magri, vi farebbero il predicozzo? No. E funziona anche all’opposto. Se vi vedono in forma vi stanno invidiando. Se, secondo il loro giudizio siete troppo magri, pensano che senza di loro sareste spacciati.
Il body-shaming indiretto è causa di stigma sociale, e lo stigma è legato allo stress, genera ansia e contribuisce a crearci insicurezze. Insomma, parlando di ciò che scegliete di mangiare in realtà queste persone vi vogliono mettere a disagio sul vostro corpo. E questo è profondamente sbagliato. Come rispondere?
Rendendo esplicito l’implicito. Ma buttandola giù un filino più pesante.
Stai dicendo che sono ciccione o cicciona (vi ricordo che grassa è il contrario di magra, non un insulto)? Che sono troppo magro o magra? Che sono brutto o brutta? Vuoi farmi vergognare del mio corpo? Qual è il tuo obiettivo? Se la mettete in questi termini, metterete a disagio il vostro interlocutore, perché lo avrete smascherato. Ditelo con il sorriso, giusto perché è Natale. E ricordategli/le che volete essere apprezzati per quello che siete, non per come l’altro pensa che voi dobbiate apparire. -
“A chi a tavola vi parla di calorie, zuccheri, grassi, preoccupazioni su chili, ciccia, eccetera”.
Appartengono a questa categoria tutti quelli che hanno deciso di turbare gli altri nella maniera in cui loro sono turbati, facendo del diet-talk libero. Per loro deve essere una preoccupazione forte, se ne parlano ad alta voce, indifferenti se a tavola ci sono bambini (che non dovrebbero associare il cibo ai sensi di colpa e al corpo) o persone che semplicemente vorrebbero godersi il pranzo in santa pace. Peggio, voi stessi potreste avere avuto disturbi del comportamento alimentare, per cui l’ultima cosa che vorreste sentire sono gli scanner viventi delle calorie, delle porzioni e delle colpevolizzazioni varie.
Non cedete alla tentazione di rispondere con altro diet-talk.
No diet-talk a tavola.Potete chiedere una tregua a tavola, ovvero scegliere la via diplomatica. Oppure dire loro che stressare loro stessi e gli altri su queste cose proprio mentre si mangia è un modo per rovinare sia l’atmosfera della festa che per stressare gli altri. E lo stress causa certo più danni dello zucchero o dei grassi del panettone, garantito.
Dunque che mangiassero sereni, e, se proprio non riescono e devono condividere con voi l’angoscia del tortellino in più, dite che possono sempre scegliere di non mangiare o mangiare altro, se questo può renderli meno stressati e stressanti. Nessuno li giudicherà.