Last Updated on 3 Novembre 2014 by Eleonora Bolsi
Ormai è un dato fatto: nonostante tutta l’informazione che oggi circola a livello massmediatico sulle diete, e le persone che si mettono a dieta varie volte, fino a far diventare “l’essere a dieta” una ragione di vita, siamo un popolo mondiale sempre più grasso e malato. I nostri antenati erano magri, più magri e in salute di noi senza sapere assolutamente nulla di fitness e dieta. E allora, il Business Insider pubblica questa indagine in cui fa le differenze tra la dieta di inizio Novecento/fine Ottocento/Settecento (in alcuni casi, è bastato solo andare indietro di trenta o quarant’anni per notare enormi differenze), e scopre una realtà sconcertante.
Ecco cosa è cambiato nelle nostre scelte alimentari.
– LO ZUCCHERO: Dal 1700 il consumo di zucchero è passato da pochi chili pro capite a circa settanta chili di consumo annuo, aumentando la nostra dieta di 500 calorie al giorno, e raddoppiando la nostra obesità.
– LE BEVANDE GASSATE E I SUCCHI DI FRUTTA: Ahinoi, dagli anni Settanta in poi, è aumentato in modo sensibile anche il consumo di bevande gassate zuccherate e succhi di frutta (zuccherati e pieni di conservanti). E se pensate di salvarvi perché bevete la Coca-cola zero, altre ricerche vi rigettano in una zona di guerra: sindromi metaboliche, diabete e sovrappeso sono causati anche dalle bevande a zero calorie.
– CI MUOVIAMO DI MENO MA MANGIAMO DI PIU’: Viviamo come degli aristocratici a livello di attività fisica, ma mangiamo in generale circa 400/500 calorie in più al giorno rispetto al nostro reale fabbisogno energetico, almeno a considerare gli ultimi quarant’anni.
– DAL BURRO ALL’OLIO DI PALMA: Burro e lardo, grassi considerati parte della tradizionale dieta occidentale agli inizi del 1900 (a parte, ovviamente, quelle zone agresti in cui c’erano gli ulivi), sono stati sostituiti da altre forme di grassi, di natura vegetale, sì, ma altrettanto e secondo alcuni più dannose. L’olio di colza (l’olio di canola è già una forma più raffinata, in tutti i sensi), l’olio di palma e via dicendo. Oltre alla qualità dei grassi, che non deve fare ingannare (fa più danni l’olio di palma che una noce di burro), è il consumo dei cibi con “grassi aggiunti” a dover far preoccupare. In un secolo è salito di 40 libbre pro capite annue. In particolare, il burro è stato massicciamente sostituito dalla margarina, ovvero da un prodotto che racchiude il peggio degli olii vegetali: sostituire un alimento con una chimicaglia è da sempre indice di benessere, no?
– CIBI PIU’ CALORICI GRAZIE ALL’OLIO DI SOIA: Questa non ve l’aspettavate, eh? Sembra che dal 1909 una fonte di grassi il cui consumo è aumentato da zero a dodici chili annui pro capite è l’olio di soia. Ma com’è possibile, o voi che friggete con solo olio evo o al massimo di arachidi? Aprite la dispensa. Le vedete le merendine e i biscotti? Ecco il vostro olio di soia. Se poi aprite il freezer e ci sono patatine fritte in busta e bastoncini di pesce… Ecco altro olio di soia. Devo continuare?
– FARINE E GRANO: Che la farina doppio zero sia il nulla in termini nutrizionali e rallenti il metabolismo lo sapevamo già, ma anche la qualità del grano è andata peggiorando grazia a una produzione intensiva, che l’ha reso molto meno nutriente sia, ovviamente, rispetto agli ormai scomparsi grani antichi, che rispetto ad altri cereali. La farina del grano attuale è povera di sali minerali e vitamine, e trovare una variante decente integrale nei prodotti da forno industriali è chiedere il quadrifoglio nel campo di trifogli.
– IL CONSUMO DI UOVA: il consumo di uova è drasticamente calato. Certo, per via del colesterolo. Per cui, le uova contengono colesterolo e vi fanno male, le merendine, le zuppe in scatola e ogni cretinata che abbia su scritto “light” invece fa dimagrire. E così ci siamo persi i vantaggi, anche in termini di controllo del peso, che questo preziosissimo e nobile alimento ci dava. Rispetto agli anni Cinquanta ne consumiamo il trenta per cento in meno.
– CIBI LAVORATI, FAST FOOD: da fine Ottocento, inutile dirlo, la gente che mangia fuori e sceglie il fast food è aumentata, ma anche tutti quelli che optano per i piatti pronti al supermercato. Materie prime e km.0 sono solo degli slogan.
Per saperne di più (e se leggete bene in inglese), vi rimando all’articolo completo qui. Ma già così possiamo farci un quadro chiaro della situazione: la colpa sarà ovviamente della vita alimentare sempre più industrializzata, per carità, ma è soprattutto nostra. Inutile menarcela con la pubblicità subliminale, il packaging allettante e via dicendo: i consumatori alla fine siamo noi.