Last Updated on 9 Novembre 2016 by Eleonora Bolsi
Uno studio molto interessante della Cornell University sulla dieta vegetariana e vegana, di cui qui potete leggere in inglese la versione integrale, sta facendo discutere sulla possibilità che questo tipo di dieta possa creare delle mutazioni genetiche, mutazioni riscontrate nelle popolazioni essenzialmente vegetariane. Responsabile di queste mutazioni sarebbe la dieta, carente di pesce e carne da foraggio (ricche di omega3) ma abbondante di verdure e cereali integrali, da cui il corpo assorbirebbe più omega 6, che nella dieta occidentale ha raggiunto livelli allarmanti grazie all’uso in aggiunta di oli di semi vegetali (di girasole, di mais, di soia, di arachidi, per esempio), persino più alti delle popolazioni vegetariane studiate dai ricercatori. I quali hanno stabilito con uno studio in due fasi che proprio le popolazioni storicamente vegetariane hanno più frequenza una mutazione che permetterebbe di sintetizzare autonomamente acidi grassi polinsaturi a partire dall’acido linoleico, acidi grassi che si sommerebbero a quelli derivati dall’alimentazione. Cosa vuol dire?
Poiché un consumo troppo alto di acidi grassi polinsaturi è stato legato all’insorgenza di malattie cardiovascolari e a rischio di patologie infiammatorie, le popolazioni vegetariane con questa mutazione genetica sarebbero più soggette a un eccesso di acidi grassi polinsaturi, e dunque a una serie di malattie infiammatorie e cardiovascolari.
Tuttavia, la mutazione in quei Paesi in cui la dieta vegetariana si basava su un contenuto di acidi grassi polinsaturi limitato, ovvero quello minimamente presente nell’olio di oliva e avocado, dai cereali e minimamente dalle verdure, non ha creato i disturbi di salute e i rischi di una dieta ricca di acidi grassi polinsaturi, semplicemente perché la dieta li forniva in misura troppo ridotta. Viceversa, i ricercatori si chiedono cosa può accadere alle persone che ereditano questa mutazione e seguono una dieta vegetariana “moderna”, che possono in aggiunta consumare livelli troppo alti di acidi grassi polinsaturi da fonti dietetiche come semi oleosi, oli di semi, noci. I prodotti industriali infatti abbondano di questi oli.
Per determinare la correlazione tra dieta vegetariana e mutazione genetica, che il team di esperti definisce “consistente”, i ricercatori hanno dapprima studiato le differenze tra la popolazione di un paese vegetariano da generazioni e quella di uno onnivoro americano. Nel primo campione, hanno trovato alte percentuali di questa mutazione tra gli abitanti. In un secondo tempo, attingendo al database del 1000 Genomes Project, il più grande database mondiale sulle variazioni genetiche, i ricercatori hanno trovato conferma di un dato: la variazione genetica è massicciamente presente nelle popolazioni da secoli vegetariane, per esempio quelle sudasiatiche e di parte dell’Africa. Per approfondimenti in italiano, leggi qui.