mercoledì, Ottobre 30

Storia di un disturbo alimentare: ecco cosa si prova

Last Updated on 31 Marzo 2018 by Eleonora Bolsi

Su Dcomedieta ospito di nuovo una testimonianza di Valentina Fassone, una mia lettrice che dopo anni di problemi con il cibo e un disturbo alimentare da combattere, è riuscita a trovare un suo equilibrio alimentare e di stile di vita. Ci aveva già raccontato qualcosa della sua esperienza, di come sia iniziata e di come stava provando a uscirne, nell’articolo: “Dalla voglia di dimagrire all’ossessione“.  Ora ci racconta meglio cosa si prova quando si ha un disturbo alimentare. Penso sia giusto continuare a parlare di questa testimonianza, perché molte lettrici e lettori si ritroveranno in questa descrizione del disturbo, e questo li aiuterà forse a capire che i loro timori, le loro paure e le loro battaglie sono ahimè molto comuni.

STORIA DI UN DISTURBO ALIMENTARE
di Valentina Fassone

Non è così semplice poter dire di essere fuori da un disturbo alimentare, credo che in fondo non ci si stacchi mai del tutto da quel modo di pensare che ti porta via il respiro, che ti imprigiona in un mondo di rinunce e di programmazioni.
A volte mi rendo conto da sola di commettere un errore e di andare dietro a quelle maledette vocine che ti urlano nella testa, urlano che stai ingrassando e che di conseguenza tu non puoi permetterti di vivere il cibo in maniera naturale e spontanea. Voci che ti frantumano la testa davanti a una pizza, un dolce o una semplice pasta in bianco, non esiste alimento che non susciti paura in chi ha un disturbo alimentare.
Tutto è troppo, tutto mette in discussione il tuo aspetto fisico, sembra di vivere in una gabbia stretta e buia ma bisogna prendere consapevolezza del fatto che sono voci create da una mente non lucida, una mente che non ti appartiene veramente.
Molte volte sento la voglia di uscire, di andare con tranquillità fuori a cena oppure per fare un aperitivo, una merenda, una colazione, una qualsiasi cosa che le altre persone fanno con estrema facilità e serenità, ma per chi continua a dare importanza a quelle voci non è facile, tutto diventa una scalata tremendamente complicata. Si è sempre in una continua lotta tra due parti di se stessi che entrano in conflitto, appunto la tua parte sana e quella che invece ti impone la privazione.

Fino a qualche mese fa credevo che per tutto ciò non ci potesse essere rimedio, che sarei rimasta intrappolata in quella parte di me stessa per tutta la mia esistenza mentre ora che posso affermare di esserne uscita almeno per il 70%. Credo che ci si possa liberare da quella parte malata del tutto e voglio lottare per sconfiggere quel 30% rimasto ed arrivare al 100% per essere una persona sana a tutti gli effetti.
Mi metto quindi di fronte alle mie attuali paure che in definitiva sono: le cene fuori programma, quelle magari in compagnia di persone che non mi conoscono, che non hanno idea del mio passato e che sinceramente non voglio neanche che ne vengano a conoscenza, mi fanno ancora tremare più cene e pranzi uniti in una settimana sola o di seguito, mi fanno paura i ristoranti dove puoi ordinare tutto quello che vuoi (all you can eat per intenderci) perché passo dal non concedermi nulla all’ordinare tutto quello che leggo sul menù senza riuscire a darmi un freno, non riesco ad ascoltare veramente il mio corpo e ciò che mi chiede, non percepisco il mio stomaco e quasi non sento il gusto di quello che sto mangiando, vado nel panico e mi inizio a sentire inadeguata davanti alle persone che mi circondano, inizio a provare vergogna di me stessa e dei miei comportamenti.

In questi casi sento la necessità di sparire, di uscire di scena, vorrei scomparire e apparire quando tutto è giunto al termine. Incomincio ad avere l’impressione di essere in difetto, di essere una persona sbagliata e di non potermi concedere nulla di quello che vorrei quindi inizio a sentirmi in colpa per i miei pensieri e i miei atteggiamenti ed il corpo inizia a farmi sentire sensazioni di freddo e caldo fino a che non riesco a stabilizzarmi a riprendere il controllo di me stessa, cosa molto complicata che riesco a fare solo ultimamente grazie a una persona speciale.
Credo sia molto importante trovare una persona che ci riesca a capire senza giudicarci e che ci trasmetta serenità. Solo in questo modo ci si può controllare ed esercitare per sconfiggere quelle paure rimaste ancora in piedi.
Solo con estremo coraggio e forza di volontà tutto questo se ne andrà e rimarrà quindi il ricordo dei brutti momenti passati, tutto ci renderà ancora più forti e ci farà apprezzare ogni momento della vita, ci darà la possibilità di valorizzare ciò che prima reputavamo superfluo.
Adesso personalmente voglio pormi delle sfide da superare, limiti da oltrepassare per avvicinarmi sempre di più a quel bellissimo e tanto sospirato 100% di cui parlavo prima. Sono certa di poterci riuscire nei giusti tempi e con i giusti approcci, non credo serva correre, un passo alla volta verso la giusta direzione è più che sufficiente.
Sono anche certa che qualsiasi persona ci possa riuscire, sono dell’idea che tutto nella vita si può superare, bisogna metterci impegno e costanza, bisogna essere positivi e dare un “calcio” a tutte le paure insensate, solo in questo modo il sorriso torna e quando torna fa splendere ancora di più quel volto che racchiude vecchie ferite, un sorriso che alla fine non si è mai del tutto spento ma solo annebbiato.
Vorrei dare un ultimo consiglio a chi legge e ripeterlo anche a me stessa; sempre la persona tanto speciale di cui parlavo prima (la mia dolce metà) mi ha fatto riflettere su un buon metodo per riuscire a fare pace con il proprio passato, che consiste nel cercare un ricordo di noi stessi in un brutto momento della nostra vita, abbracciare quella persona in difficoltà e rassicurarla, fare appunto pace con quella parte di noi in estrema difficoltà e mostrare ad essa ciò che siamo diventati e ringraziarla per averci fatto essere ciò che siamo.
Un sincero abbraccio di incoraggiamento da parte mia,
Valentina.