Last Updated on 25 Maggio 2018 by Eleonora Bolsi
Si chiama “The End of Overeating” e poiché non so se verrà mai tradotto in Italia, ho letto il libro in inglese: scritto da David Kessler, che appartiene alla commissione della US Food & Drug Administration, questo libro spiega il motivo per cui si mangia troppo, e un fenomeno che Kessler chiama “sindrome della sovralimentazione condizionata“, per cui sempre più persone hanno problemi di fame e appetito compulsivo, fame nervosa, fame di dolci, impossibilità a saziarsi fino ad avere una dipendenza nei confronti del cibo stesso, a essere schiavi del cibo, a sentirsi in balia del loro enorme appetito.
Ma perché tutto questo accade? Perché si finisce per mangiare tanto? Per rispondere a questa domanda, Kessler ci impiega per 300 pagine in cui spiega, attraverso una serie di indagini e studi sul comportamento dei mangiatori compulsivi, il problema crescente dell’obesità e del sovrappeso.
Sono tre le ragioni per cui le persone mangiano tanto:
– la dipendenza da cibi industriali, dai ristoranti, dai fast food, da snack e prodotti commerciali: da quello che ci servono al ristorante fino a quello che compriamo al supermercato, i cibi da cui siamo dipendenti agiscono a più livelli. Da una parte, gli additivi che vengono aggiunti condizionano il nostro cervello, rendendoci difficile dire basta e saziarci. Quindi una ragione è chimica. Dall’altra, la combinazione di nutrienti, ovvero zucchero, grassi e sale, è gestita in un modo da essere sia ingrassante che accattivante. Kessler dimostra che anche i prodotti senza zucchero hanno degli zuccheri che ci spingono a esserne dipendenti, così come i prodotti light o senza grassi hanno delle particelle di grasso che li rendono comunque appetibili. L’appetibilità o palatabilità dei cibi è creata appositamente per rendercene dipendenti, e per non farci saziare facilmente.
La dipendenza avviene non solo a livello di palato, ma anche a livello olfattivo, visivo e uditivo: questo non fa altro che appagare i nostri centri del piacere, agendo come una droga.
Dunque il problema non sono gli zuccheri di per sé o i grassi di per sé, ma il mix. Se a molte persone che dicono di essere amanti del cioccolato viene proposto del cacao amaro, diranno di no. Se a molte persone che dicono di avere fame di dolci venissero proposte delle semplici zollette di zucchero, sarebbe facile stomacarsi.
Sia il ristorante che l’azienda che propone snack hanno un obiettivo: renderci loro clienti, farci tornare, fare in modo che continueremo a comprare i loro prodotti. Anche le persone che provano a “cucinare sano” spesso non fanno altro che creare delle versioni light di prodotti da supermercato, di note merendine, di snack. Il richiamo all’originale diventa quindi continuo. Pensateci.
– il fatto che il cibo è ovunque: portiamo i prodotti che amiamo a casa dal supermercato o li ordiniamo online, quando usciamo bar, pizzerie, ristoranti e negozi di catena quasi non chiudono mai. E se non bastasse, ci pensano le macchinette: i distributori automatici o punti di ristoro sono ovunque, e questo significa che abbiamo sempre il cibo davanti agli occhi. A questo si aggiunge un vero e proprio bombardamento mediatico che rinforza la nostra ghiottoneria. Chef, programmi di cucina, nuovi prodotti anche dietetici: il cibo è ormai ovunque. Una continua tentazione che si traduce in un continuo stimolo al nostro cervello.
– lo smantellamento delle regole alimentari: se un tempo si mangiava solo a orari regolari, oggi spuntini e snack sono la base della nostra quotidianità. Va bene, se poi riduciamo o sappiamo compensare a quelle calorie a pranzo o a cena. Ma il problema è che la maggior parte delle persone non riesce più a farlo. Di conseguenza, più volte al giorno mangia e più accumula peso.
Come uscirne? A pagina due vediamo qualche consiglio per smettere di mangiare tanto e rompere la dipendenza.
(SEGUE A PAGINA DUE)