mercoledì, Ottobre 30

Ricerca scientifica comprata dall’industria dello zucchero?

Last Updated on 2 Novembre 2016 by Eleonora Bolsi

Si chiama Sugar Association, ed è una sorta di “consorzio” tra multinazionali che producono alimenti a base di zucchero: ne fanno parte per esempio la Coca-Cola e la Kellogg, e negli ultimi giorni è sotto l’occhio del ciclone, perché secondo una recente inchiesta che avrebbe avuto accesso a documenti inediti finora, questa Associazione avrebbe finanziato alcuni ricercatori dell’università di Harvard a partire dagli anni Sessanta. 

Per cosa? Be’, se amate i complotti e credete che la ricerca scientifica sia pilotata dalle multinazionali, ebbene, questa notizia vi dà (un po’) ragione.
Pare infatti che nel 1967, la Sugar Association, tramite un progetto noto come “Project 226” abbia dato quasi cinquantamila dollari (un bel po’ di soldi, all’epoca) a un team di ricercatori di Harvard che stavano studiando la correlazione tra alimentazione, diabete e patologie cardiovascolari.
I finanziatori, per mezzo del Project 226 avrebbero ritoccato alcuni dati e avrebbero avuto accesso alla ricerca ben prima della sua pubblicazione: nello studio, i ricercatori stabilirono che esisteva una connessione tra ipercolesterolemia e gli alimenti che contengono colesterolo e i grassi saturi, diffondendo così la convinzione che uova e grassi nella dieta aumenterebbero il rischio di malattie cardiovascolari.

Secondo l’articolo apparso sulla CBS, i ricercatori all’epoca avrebbero sovradimensionato i dati che stabilivano una connessione tra i grassi nella dieta e le malattie cardiovascolari, ma al tempo stesso avrebbero notevolmente ridimensionato i dati che invece stabilivano una connessione tra gli zuccheri e le stesse malattie. I documenti, tra cui delle lettere che alcuni membri del Project 226 si sarebbero scambiati con i ricercatori, lasciano poco spazio a dubbi.  L’articolo apparve nel 1967 nel New England Journal of Medicine, che all’epoca non aveva una politica chiara sulle collaborazioni e i finanziamenti tra i ricercatori e i gruppi industriali, politica che avrebbero reso obbligatoria a partire dagli anni Ottanta. 

Interpellato dalla CBS, il professor Marion Nestle, esperto in nutrizione, ha sottolineato la gravità del fatto: da quel momento l’attenzione dei medici e dei ricercatori si è focalizzata sulla connessione tra grassi nella dieta e malattie, mentre l’industria ha continuato a vendere prodotti ricchi di zuccheri alla popolazione, e la dieta “low fat” ha riempito il mercato di prodotti light, scremati e senza grassi.
Il tutto deresponsabilizzando via via il ruolo che gli alimenti contenenti zucchero hanno avuto nel peggiorare la salute delle persone.
Le attuali linee guida americane e governative solo negli ultimi anni hanno cambiato rotta, affermando che non esiste un’associazione rimarcabile e positiva tra gli alimenti che contengono il colesterolo e l’insorgenza delle malattie di cuore.
Ma il pubblico lo sa? O pensa ancora che mangiando più di due uova a settimana si alzi il colesterolo?