venerdì, Novembre 22

L’indice di palatabilità: la strategia che ci rende grassi

Last Updated on 10 Novembre 2016 by Eleonora Bolsi

Questo perché in media gli uomini hanno assunto 1500 calorie giornaliere in più rispetto al loro fabbisogno calorico giornaliero (fonte). Ed è successo perché alla fine le preferenze dei soggetti si sono naturalmente spostate verso i cibi industriali sotto l’appellativo di comfort food, cibi ad alto indice di palatabilità.
Nei successivi studi si è verificata la stessa identica cosa, se non peggio. I nativi americani coinvolti nello studio hanno mangiato per esempio 1600 calorie in più. Le donne native americane, non necessariamente magre come nel primo studio, hanno mangiato in media il 27% di calorie in più, e quelle già sovrappeso sono ingrassate il doppio. Motivo? Hanno scelto il doppio dei cibi grassi.

Aggiungiamoci che dal 1889 al 2009 solo in America il consumo di cibo industriale o “mangiato fuori”, cioè non preparato a casa, è salito del 40%. (fonte). Adesso siamo nel 2016: chiedetevi quanto del cibo che mangiate sia prodotto da voi, partendo da cibo naturale (verdura, carne, pesce) o di fattoria/aziende locali (formaggi locali da caseifici, per esempio) e quanto invece avete snack, merendine, biscotti, cibo preconfezionato.
Che cosa ci dice questo?
Che tendiamo ad assumere cibo industriale non solo per la sua comodità: lo scarti e lo mangi, lo riscaldi e lo mangi. Lo scegliamo spesso per la sua gradevolezza, o palatabilità, uno strumento che i produttori conosco bene per spingerci a mangiare di più, creare insomma una forma di dipendenza.
E questo, senza che ce ne rendiamo conto, significa assumere più calorie sotto forma di cibi disidratati, più zuccherini, salati e grassi.
Dunque riflettere sulla qualità del cibo che scegliamo è anche un modo per tenere sotto controllo il range calorico.