Last Updated on 10 Marzo 2019 by Eleonora Bolsi
I medici assicurano che al paziente non vengono prescritti farmaci, ma solo integratori alimentari, e che la dieta non è ipocalorica, ma solo restrittiva di alcuni alimenti nelle due fasi iniziali. Al paziente a fine trattamento vengono date delle indicazioni dietetiche di massima per non riprendere il peso perso.
Inutile dirvi che sono scettica non tanto su una dieta a fasi (ne esistono di tanti tipi) né su una fase prettamente chetogenica che comunque non dovrebbe durare molto. Il punto è che la prima fase della dieta ricorda la fase di attacco della Dukan, solo dura di più. L’assenza di grassi, che invece sono presenti nelle diete chetogeniche standard può portare a carenze vitaminiche, a stitichezza e a disturbi gastrointestinali. In particolare, nel caso di questa prima fase, sono ben due i macronutrienti che mancano: i grassi e i carboidrati. E sono proprio i grassi a minimizzare questi effetti, mantenere la regolarità, evitare problemi di ipovitaminosi.
Ecco perché la dieta chetogenica standard contiene almeno i grassi: questo la rende meno dura da seguire e più sicura per la salute, almeno se non supera un certo lasso di tempo.
Tuttavia, è la proprio la parte della biorisonanza a lasciarmi perplessa, e anche il riferimento a un dimagrimento localizzato, che lascia il paziente con tessuti tonici senza attività fisica.
Ammettendo che il dispositivo spinga il corpo a bruciare i grassi in eccesso, come fa il corpo a bruciare i grassi nei punti specifici?
La scarsità di studi al riguardo, che non sono presenti sul sito, ma che riguardano dispositivi simili, come il Redustim, mi spinge alla cautela nel consigliarvi un metodo simile. Invito insomma chi è interessato ad approfondire le ricerche e farsi un’idea.
Anche la mancanza di informazioni sui costi di questa dieta è un punto a sfavore, per cui chi ha notizie in merito può scrivermi all’indirizzo [email protected].
Per saperne di più, ecco il sito del Biomedic Center, qui.