Last Updated on 26 Marzo 2018 by Eleonora Bolsi
Per esempio: si sa da tempo che i batteri buoni del microbiota si nutrono grazie a una dieta con un maggiore consumo di frutta, verdura, alimenti prebiotici (tipo il miele o i cereali integrali) e soprattutto alimenti probiotici (tipo il latte di kefir). Ma se prendete un campione di persone sovrappeso e cambiate la loro dieta in questa direzione, alcune di queste persone avranno dei miglioramenti, altre no. Altre avranno persino un peggioramento dei sintomi. Come mai? Perché in realtà la nostra flora batterica è unica nel suo genere: esistono circa un migliaio di diversi ceppi di batteri in essa e altri microrganismi ad abitarla, e in alcuni casi, provare ad avere un ambiente “più accogliente” per i batteri buoni prima dell’intervento dei probiotici risulta la mossa vincente. Da questo punto di vista, i ricercatori stanno mettendo a punto una nuova classe di prebiotici, che agirà riequilibrando poco per volta la flora batterica, migliorando quella già esistente.
Ma non finisce qui.A seconda di come questi batteri abitano il nostro intestino, avremo un diverso comportamento del nostro metabolismo: questa l’altra cosa che hanno constatato i ricercatori, che hanno allora ipotizzato di diversificare meglio la dieta.
I ricercatori della Chalmers University of Technology, in collaborazione l’Institute of Cardiometabolism and Nutrition di Parigi e l’Università di Gothenburg. in Svezia, sono infatti venuti a capo della matassa: hanno messo a punto un algoritmo capace di prevedere come i pazienti possono rispondere differentemente a una modificazione della dieta. L’algoritmo è capace di individuare diversi metabolismi a seconda della flora batterica individuale. Questo finora è quanto si sa:
– le persone sono state divise in chi presenta una scarsa differenziazione batterica e chi ha una maggiore differenziazione batterica: nel primo caso avremo meno geni batterici del secondo. Attenzione che le due categorie non sono nette, e anzi ci sono anche situazioni che si trovano un po’ a metà tra i due gruppi. Si è scoperto che le persone che soffrono di metabolismo lento, problemi digestivi e sovrappeso hanno una minore differenziazione batterica: insomma, la loro flora batterica è meno variegata. Questo discrimine potrebbe essere utilizzato come un nuovo marcatore in futuro, visto che le persone con una flora batterica più ricca hanno anche un migliore metabolismo.
Che fare? Se sospettiamo di avere una povera flora batterica, i cambiamenti dietetici possono aiutarci, ma devono in un certo senso essere progressivi e completi: in attesa di saperne di più, si è scoperto che l’aggiunta di qualche probiotico nella dieta di chi ha una flora batterica povera o compromessa potrebbe non risolvere la situazione, mentre una dieta bilanciata, senza eccessi, ma soprattutto varia, potrebbe insomma fare di più dell’aggiunta di uno yogurt la mattina o di qualche fermento lattico. Per alcuni, insomma, fare una dieta corretta per tutta la vita, senza eccessi e uno stile di vita attivo (in particolare evitando l’eccesso di carboidrati complessi, latte, carne e incrementando poco per volta le fibre) sarebbe l’unico modo di risolvere il problema del sovrappeso, in attesa dei prebiotici di nuova generazione e addirittura dell’ipotesi di un trapianto di batteri nella flora intestinale, per promuoverne la differenziazione.