Last Updated on 10 Marzo 2019 by Eleonora Bolsi
Alcuni studi sostengono che il digiuno intermittente sia un modo per migliorare la nostra sensibilità insulinica, il colesterolo, i trigliceridi, il metabolismo. Inoltre ridurrebbe lo stress ossidativo e potenzierebbe dunque il sistema immunitario, e migliorerebbe il nostro senso della fame, permettendoci di saziarci prima e avere meno fame nervosa durante il giorno (fonte).
Uno dei motivi per cui la dieta 16:8 può far dimagrire però è che riducendo il tempo in cui si può mangiare, si dovrebbe tendere a mangiare meno. Si parla infatti di un introito calorico naturalmente decurtato del venti per cento minimo. Questo vuol dire che se mangiamo esattamente lo stesso introito calorico di quando facciamo più pasti, il vantaggio di questo metodo è ridotto a pochi benefici sulla salute generale, ma la riuscita del metodo finisce per essere soggettiva. Inoltre, sebbene si sia visto che il digiuno intermittente aiuti le persone che soffrono di fame nervosa e non causa disordini alimentari di per sé, molte persone potrebbero trovare stressante saltare un pasto. Chiaramente, se non si è abituati, un periodo di rodaggio è normale, ma se dopo qualche settimana vediamo che la fame nervosa aumenta e ci siamo lasciati andare a qualche abbuffata, la dieta 16:8 non è per noi.
Infine, per chi vuole provarci, la programmazione e preparazione dei pasti è essenziale: i due pasti nelle otto ore vanno bilanciati, cioè non possiamo permetterci pasti a base di soli pane o pasta! Bisogna ricordarsi di mangiare più proteine di un pasto tradizionale, perché saltiamo un pasto e dobbiamo recuperare il nostro fabbisogno proteico minimo. Un pasto tipico è infatti costituito da verdure + piatto proteico e solo come secondo la pasta, il riso o il pane, infine la frutta. Se optiamo per colazione + pranzo, anche la colazione deve avere le proteine: per esempio yogurt greco, frittata di albumi o uova, fiocchi di latte, shake proteico.