Last Updated on 8 Maggio 2020 by Eleonora Bolsi
segue, AUMENTO DEL PESO: 5 CAUSE A PARTE LA DIETA
Il fattore intestinale.
Anche una dieta sana andrebbe valutata caso per caso. Siamo portati a credere che una dieta sana sia una dieta ricca di frutta, verdura, legumi e cereali integrali. Ma il buon senso e i fatti a volte non coincidono. Oggi tantissime persone sono sensibili alle fibre, a particolari sostanze contenute nei vegetali che sono chiamate anti-nutrienti, oppure hanno intolleranze.
Molte persone inoltre soffrono di colon irritabile, disbiosi, acidità, reflusso.
I batteri intestinali sono qualcosa di unico nel corpo umano: ogni soggetto è diverso.
In alcuni soggetti, a mancare è proprio la varietà di ceppi batterici.
Per cui o la cosa si risolve con un trapianto fecale, che infatti ha dato anche buoni risultati in termini di dimagrimento, oppure bisogna considerare che non esiste una dieta sana per tutti.
I probiotici non sono la risposta, perché è difficile azzeccare il giusto probiotico e molti sono gli effetti collaterali riportati. Tra cui depressione, confusione, gonfiore, costipazione.
L’intestino è strettamente collegato al nostro sistema immunitario e quindi al nostro metabolismo. Anche le condizioni ambientali (stile di vita, fumo, stress) hanno un impatto sull’intestino.
Genetica, familiarità, prenatalità, malattie.
Strettamente legato al punto 4, al punto 3 e al punto 1 è il problema di quelle persone che nascono già con una tendenza al sovrappeso, conseguente allo stato di salute materno. In queste si verifica un grosso aumento di peso già durante le fasi di obesity rebound, che sono quelle fasi dello sviluppo in cui abbiamo alterazioni fisiologiche della massa grassa.
Poiché non si possono mettere a dieta drastica dei bambini piccoli, va considerato che alcune persone sono nate già in condizioni di svantaggio iniziale.
Se io ho un numero maggiore di adipociti bianchi dall’infanzia, avrò un metabolismo più basso e una tendenza a ingrassare in età adulta.
Si può sempre dimagrire, ovviamente, ma bisogna tenere in conto che se non si prevengono determinate condizioni prima, e spesso è impossibile farlo, una persona grassa per dimagrire dovrà mangiare molto meno di una nata magra. Anche malattie o sindromi come la PCOS rendono molto più difficile un dimagrimento e più facile un aumento di peso.
Quindi quello che si chiede alle persone grasse non è di mangiare come quelle che sono sempre state magre, ma di mangiare automaticamente meno di loro.
A questo problema si aggiungono i fattori genetici o di familiarità. Esistono mutazioni genetiche, come le alterazioni del gene SIML che sono numerose, nei soggetti obesi uno studio ne ha individuate ben 13, e portano a uno scarso senso di sazietà. Sull’impatto genetico dell’obesità ne sappiamo ancora poco, ma quello che sappiamo è abbastanza per concludere che esistono eccome questi fattori.
CONCLUSIONI: BASTA GIUDIZI AFFRETTATI
Dunque, semplificare il problema dell’obesità dicendo alle persone grasse di mangiare meno e muoversi di più, senza un approccio personalizzato, e per personalizzato intendo sensibile a questi fattori e non con la solita anamnesi, è la ricetta per il fallimento.
Aumenta ancora di più il divario tra chi è obeso e chi è magro.
Bisogna capire che per una persona obesa non è solo una questione di “buona volontà”o “dieta sana”, perché si parte da un giudizio sommario, e si sta dicendo a una persona malata che se è grassa è solo colpa sua, quando in realtà quella persona dovrà fare sacrifici molto più grandi dei nostri per perdere peso.