Last Updated on 3 Novembre 2021 by Eleonora Bolsi
Ogni volta che si parla di persone sovrappeso o obese, si casca in un errore comune, ma madornale.
Pensare che le persone sovrappeso mangiano tanto.
Ovvero di considerare i loro chili di troppo come il risultato:
– di una cattiva alimentazione;
– dell’ ccesso incontrollato di calorie.
Quando queste persone dicono di non mangiare molto, si pensa che stiano mentendo.
La ricerca di un modello causale singolare è un bias cognitivo tipico dell’essere umano: ma rimane un bias cognitivo.
In parole povere: quando un fenomeno ha più di una causa, le persone di norma si focalizzano nel cercarne una sola che la determini, ignorando le altre.
Un altro esempio lampante di questo bias cognitivo è come consideriamo il diabete. Poiché il sintomo del diabete è la glicemia alta, allora si pensa che la causa del diabete siano i carboidrati o un loro tipo specifico: gli zuccheri semplici.
Ma nell’obesità le cose non sono così semplici: non esiste una sola causa che determina l’obesità e il sovrappeso.
Esattamente come non esiste nel diabete.
Come spiega questo fisico, Ignatius Brady, è scientificamente assodato che molte persone sovrappeso mangino quanto quelle magre. Inoltre, quando riescono a perdere peso con una dieta restrittiva, saranno costrette a mangiare molto meno di quelle naturalmente normopeso anche nella fase di mantenimento.
Questo come risultato porta prima o poi a mangiare di più e a tornare al problema di partenza.
Infatti, nel caso di un mantenimento insostenibile per la sopravvivenza e dopo che il metabolismo si è adattato alla restrizione calorica, è assolutamente normale non riuscire a farcela.
Se foste costretti a vivere perennemente con 1300 o 1400 calorie per mantenervi magri, quanti di voi accetterebbe una vita simile? Cerchiamo quindi di capire il motivo per cui non è affatto detto che le persone sovrappeso mangiano tanto.
E le conseguenze di questo giudizio sbagliato.
Le persone sovrappeso mangiano tanto?
La teoria del set point e quella del settling point.
Ognuno di noi ha, secondo una teoria confermata scientificamente, un set point ponderale.
Per set point si intende un numero di chili che non è un peso preciso, ma più un intervallo tra un peso minimo e uno massimo in cui il corpo trova il proprio equilibrio.
Mettiamo che pesiate 60 chili: in alcuni momenti della mia vita raggiungerete i 57, in altri i 63 chili.
Queste sono fluttuazioni naturali ma minime, per cui, in generale, il vostro set point è di 60 chili.
Ma per ragioni non inerenti alla dieta può oscillare. Se voleste scendere al di sotto dei 57, dovreste mettervi a dieta.
La dieta vi porterebbe, mettiamo, a raggiungere i 50 chili.
Chiameremo questo nuovo peso “settling point”.
Ma il vostro set point iniziale era di 60, e il vostro corpo cercherà di tornare a quel peso con una serie di adattamenti metabolici.
Per fare in modo di rimanere a 50 chili, dovreste mangiare molto meno di una persona che per sua natura già ha un set point di 50 chili. Abbandonare la dieta vi porterà, nel corso di un tempo variabile, non più ai vecchi 60, ma a 70.
Allora riprovate a stare a dieta e via così, in un ciclo infinito che come conseguenza vi porterà ad accumulare peso.
La teoria del set point dice quindi che non ingrassiamo né dimagriamo troppo rispetto a un range di peso su cui si è stabilizzato o a cui mira.
Questo significa che siamo condannati a quel peso per la vita?
No, il nuovo peso raggiunto che abbiamo chiamato “settling point” dovrà diventare il nostro nuovo set point ponderale. Secondo gli scienziati, tuttavia, perché questo sia possibile, occorrerà mantenere il nuovo peso per almeno due anni di fila.
Il corpo intanto “attua” delle strategie a seconda di quanto cibo in più o in meno gli diamo. Se mangio di più, si fa più sentire l’azione di alcuni ormoni che regolarizzano la fame, come la leptina. Allo stesso modo, se ti metti a dieta, il metabolismo subirà un rallentamento progressivo per evitare che tu possa arrivare a perdere il grasso corporeo su cui si sentiva stabile.
Di conseguenza fare in modo che il peso di settling point diventi il nuovo set point è dura.
Quali sono le conseguenze?
Set point e settling point: le conseguenze della teoria
Il primo problema è che l’adattamento metabolico funziona meglio in difetto che in eccesso.
Il nostro metabolismo tende a diminuire con facilità se mangiamo poco, fino a ridursi a un massimo dell’11-12%. E ad aumentare poco alla volta se mangiamo di più. Il corpo sembra biologicamente più programmato a evitarci di morire di fame rispetto a farci ingrassare troppo. Questo perché la nostra biologia umana ha una storia vecchia di migliaia e migliaia di anni, nel corso della quale i nostri antenati morivano più facilmente di fame che per l’obesità.
Il secondo problema è che, secondo la teoria del set point del peso, è il numero di adipociti, che si fissa in età prepuberale, a determinare il nostro set point.
Chi è magro di natura ha un peso forma più stabile perché ha meno adipociti. Al contrario, in chi ha problemi di obesità, il set point è più oscillante perché ha di base più adipociti. Il numero di adipociti del nostro corpo si setta ben prima della nostra età adulta e in parte ha cause ereditarie. Per questo motivo, si dice che un bambino obeso corre il rischio di diventare un adulto obeso.
Terzo problema: se dal numero di adipociti deriva il set point, chi ne ha meno è più avvantaggiato.
Chi ha un numero di adipociti basso, non deve stare a contare le calorie, perché se mangia di più ha meno fame al pasto successivo, e se mette su un paio di chili in un periodo dell’anno li perde una stagione dopo.
Chi invece ha maggiori adipociti, deve fare un’alimentazione a calorie ridotte, quindi cambiare drasticamente vita per cambiare il proprio set point. In un certo senso, deve andare contro la sua biologia. E poi mantenere il nuovo tetto calorico per anni, perché quel determinato numero di adipociti è rimasto alto. Le cellule di grasso si sono solo svuotate, non sono sparite. Per questa ragione, tenderà sempre a ingrassare più facilmente.
Infine, un corpo con più massa grassa ha un dispendio metabolico inferiore a uno con più massa magra.
Conclusioni: le persone sovrappeso mangiano tanto?
- Le persone sovrappeso oppure obese possono mangiare tanto quanto quelle magre, se non addirittura di meno e restare grasse per via del loro numero di adipociti. Questa cosa è stata scientificamente confermata.
- Il numero di adipociti non varia, gli adipociti si riducono e nel corso della nostra vita hanno cinque o sei turnover, cioè dei rinnovamenti cellulari che li riducono di dimensione se la persona da grassa rimane magra nel corso della sua vita. Questi rimodellamenti nelle persone grasse per natura sono molto più lenti della norma.
- Quando le persone sovrappeso si mettono a dieta, per mantenere il peso raggiunto sono costrette a mangiare fino al 60% in meno delle persone naturalmente normopeso.
- Tutti noi abbiamo una tendenza a stare nel nostro peso, cioè un punto di equilibrio, che però è più preciso nelle persone magre dalla nascita secondo la teoria del set point.
- Nelle persone già in sovrappeso o obese, il set point è meno stabile.
- Più che tagliare le calorie, le persone sovrappeso o obese dovrebbero ridurre la loro massa grassa e aumentare progressivamente quella magra con l’esercizio fisico.
- A questo stile di vita occorre associare un’alimentazione equilibrata e non restrittiva che permetta alle persone sovrappeso di arrivare a un peso forma per la vita, ma senza stare a dieta in eterno.