mercoledì, Ottobre 30

Vuoi dimagrire? Allora niente olio di palma

Last Updated on 14 Ottobre 2024 by Eleonora Bolsi

(ultimo aggiornamento: 14/10/2024)

Personalmente sono contraria alle paranoie che si producono sui cibi e detesto le demonizzazioni.
Tuttavia, se c’è qualcosa che ha notevolmente migliorato il mio metabolismo e la mia salute, è stata la decisione di escludere gli oli vegetali dalla mia dieta, a parte quello extravergine di oliva e, occasionalmente, l’olio di cocco.

Olio di palma: perché è tanto diffuso

Ora, molte persone conoscono la diffusione capillare dell’olio di palma nell’industria alimentare, dalla più grande alla più piccola.
Si tratta dell’olio più diffuso nell’industria alimentare, sta su tutto.
Dalle creme spalmabili ai biscotti alle merendine ai prodotti da forno, alle salse, ai condimenti, alle zuppe, ai sottoli in “olio di semi” fino ai surgelati, questo olio è ovunque. Il motivo è semplice: l’olio di palma utilizzato nelle industrie è un tipo raffinato, insapore, rispetto al grezzo. E ha quasi la metà di grassi saturi, il che lo rende sempre un’alternativa migliore agli olii ricchi di polinsaturi, che invece sono a rischio irrancidimento.

Le principali tipologie

Esistono almeno quattro tipi di olio di palma.

  1. L’olio derivato dalla spremitura del seme del frutto, detto palmisto. Questo è quello più saturo.
  2. L’olio dalla prima spremitura della polpa del frutto, molto caro e nutrizionalmente di alta qualità  detto rosso, ricco in carotene;
  3. Un terzo sottoposto a diversi cicli di raffinazione.
  4. L’olio da palmisto sottoposto a successiva raffinazione.

Il che è curioso: le differenze tra l’olio di palma rosso e il palmisto sono un po’ come quelle tra olio extra vergine di oliva e olio di sansa.

Ma l’olio che si usa nella quasi totalità dei prodotti industriali è il parente povero e raffinato. Ha subito talmente tanti processi di raffinazione da essere diventato giallino o trasparente. Ma l’olio spesso usato è la versione raffinata del palmisto. Questo viene indicato come olio da palmisti, palmisti, olio vegetale da palma.
Dalla consistenza burrosa naturale assume una consistenza più liquida.
palm-oil

Per cui noi, mangiando prodotti alimentari industriali con olio di palma bifrazionato o peggio ancora palmisto, consumiamo alte qualità di olio raffinato. Quali sono le conseguenze?

Conseguenze dell’uso delle varianti industriali

Ve ne cito alcune: l’olio più “commerciale” è stato correlato allo sviluppo di infiammazione, impoverimento della flora batterica intestinale, malattie cardiovascolari, ipercolesterolemia, insulino-resistenza, intossicazione, obesità, diabete. E’ come se mangiassimo vernice.
Come se non bastasse, mentre l’olio rosso è un lusso per ricchi, l’olio commerciale, che sia bifrazionato o palmisto, quindi di semi di palma,  è conveniente anche per il panificio sotto casa: non è l’industria a usarlo, ma anche il biscottificio all’angolo.
Solo che in questo caso le etichette sono più ingenue: raramente troverete scritto “olio di palma” ma “olio vegetale”. E quando si tratta di palmisto, è olio di palma comunque.
E la ristorazione? L’olio per le fritture che mangiate in pizzeria, al pub o persino al ristorante, è olio di palma bifrazionato e raffinato.
Che, assieme all’olio di soia, l’olio di semi di girasole e arachidi, l’olio di semi di mais, è quanto di peggio possiamo assumere per il nostro metabolismo.
Mentre quello rosso è praticamente introvabile nei supermercati, tutti friggono e cucinano con olii simili.
A tutto questo si aggiunge un dato inquietante: la deforestazione e la distruzione dell’habitat di molte specie animali per dare spazio alla crescente richiesta di olio di palma nell’industria alimentare. Cosa a cui in parte si è tentato negli anni di rimediare creando coltivazioni sostenibili, ma che producono molto meno in termini di quantità.