Last Updated on 8 Novembre 2016 by Eleonora Bolsi
Tra le fissazioni più comuni, infatti, ci sono: la pianificazione dei pasti, il tempo trascorso al supermercato (o a comprare cibo, in generale, per esempio online) e il pensiero su cosa mangiare e come prepararlo.
Questa premessa va fatta proprio perché gli ossessivi del cibo sono molti di più di quelli che la semplice definizione lascia supporre: chi ha paura dei carboidrati e spulcia le etichette o stima le percentuali rischia di essere ortoressico esattamente come chi ha paura dei pesticidi o degli additivi. Ma per chi avesse dei dubbi, eppure percepisse di avere un rapporto poco sano (ovvero, poco naturale) con il cibo, vi invito a considerare il test Orto-15, un test italiano, messo a punto alcuni anni fa da un team di esperti dell’Istituto di Scienza dell’Alimentazione dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e dell’ Istituto di Scienze dell’Alimentazione del CNR di Avellino.
Il test, composto da un questionario con 15 domande a risposta multipla, ha una validità predittiva di circa il 73%.
Qui vi riporto 5 domande su 15. Le risposte possibili sono sempre, spesso, a volte e mai.
Se avete risposto sempre o spesso, vi invito semplicemente a informarvi di più sull’ortoressia o a fare il test completo. Per leggerlo in italiano, vi invito a cliccare qui. Il test è anche di autovalutazione. Per farvene un’idea continuate a leggere. Ecco 5 domande.
TEST ORTO-15, ALCUNE DOMANDE:
– Quando mangi presti attenzione alle calorie del cibo?
– Le tue scelte alimentari sono condizionate dalla tua paura sulla salute?
– Il pensiero del cibo ti preoccupa per più di 3 ore al giorno?
– Mangiare solo cibo salutare accresce la tua autostima?
– Ti senti colpevole quando trasgredisci?
Altre domande importanti riguardano la vita sociale. L’ortoressia infatti non solo non ci permette di avere un rapporto sano e istintivo con il cibo (mi alzo la mattina e decido di mangiare quel che mi va e non quello che suppongo mi faccia bene) accrescendo il nostro stress, ma riduce e peggiora la nostra vita sociale, facendoci preoccupare di cosa mangeremo se saremo invitati a cena, o andremo fuori, per esempio.