Last Updated on 8 Novembre 2016 by Eleonora Bolsi
In questi anni di blogger come Dcomedieta, una delle cose che più mi ha scioccato facendo ricerche è la cosiddetta “ipotesi dei lipidi”: ovvero che i grassi polinsaturi da fonti vegetali riducessero i rischi cardiovascolari e riducessero il colesterolo, mentre i grassi saturi (carne, burro, formaggi, strutto) facessero male e in particolare aumentassero i rischi cardiovascolari. Ebbene, ne avrete tutti sentito parlare: quante volte abbiamo sentito dire che l’olio vegetale o la margarina sono alternative più salutari del burro? Che burro e formaggi fanno male? Tuttora molte lettrici si convincono che un po’ di grassi nella dieta non possono fare che bene, ma sul burro sono scettiche: meglio l’olio di oliva.
E questo perché tutti, tutti noi per anni siamo stati convinti che i grassi saturi facessero male, quelli mono e polinsaturi allungassero la vita. Questa “ipotesi dei lipidi” è stata mandata avanti per circa 50 anni, e nonostante sia stata smentita negli ultimi anni, ancora se ne parla poco, così che mediamente le persone sono portate a pensare che olio di girasole, di colza, di soia e di mais siano ottime (e non pessime) alternative per cucinare, friggere, senza contare il numero sterminato di prodotti industriali in cui li troviamo. Mentre, cielo!, guai a mettere il burro da qualche parte. Il burro fa malissimo, è saturo!
Ebbene, da oggi l’ennesima smentita sugli oli vegetali e in particolare sull’idea che gli acidi grassi polinsaturi facciano bene al cuore viene da un gruppo di ricercatori della UNC School of Medicine e dagli scienziati del National Institutes of Health: i quali hanno pubblicato un interessante studio sul British Medical Journal. Ecco cosa affermano i ricercatori in questo studio, condotto su oltre novemila pazienti, che raccoglie i dati di studi rimasti impubblicati, li confronta con i dati di studi simili, e alla base ha una ricerca durata ben cinquant’anni.
– L’acido grasso linoleico, un grasso del gruppo degli omega6 (acidi grassi polinsaturi come gli omega3) riduce sì i livelli di colesterolo, ma non il rischio cardiovascolare né di mortalità. Anzi.
– Chi fa una dieta a base di grassi polinsaturi omega6 ha sì meno colesterolo sierico, ma ha più probabilità di morire prima di eventi cardiovascolari.
– Il fatto che finora è stata data una pubblicazione parziale dei benefici degli acidi grassi polinsaturi omega6 ha fatto sì che i dati disponibili fossero sovrastimati e ha portato alla convinzione che sostituire i grassi saturi con grassi di tipo vegetale fosse utile alla salute cardiovascolare. E’ esattamente il contrario. Tra gli studi riportati alla luce dai ricercatori, completando i dati, uno studio condotto sull’olio di mais per esempio ha evidenziato come chi assumeva olio di mais aveva il 15% di rischi di morte prematura rispetto al gruppo di controllo, e il doppio degli infarti.
Ora: vi ricordate quanti grassi saturi dovremmo mangiare secondo la dieta mediterranea? Su una percentuale che va dal 25 al 35% di grassi rispetto agli altri macronutrienti, il 7% è di grassi saturi. Il resto tra polinsaturi e monoinsaturi (olio di oliva). E da dove vengono queste percentuali? Dagli studi degli anni Sessanta di Ancel Keys e dalle linee guida alimentari dell’American Heart Association, che nel 61 confermò e diffuse l’idea che gli acidi grassi polinsaturi da olii vegetali erano più salutari dei saturi. Purtroppo, la verità sta venendo a galla soltanto adesso, ma intanto vi consiglio di limitare, come ho già scritto in altri articoli, l’uso di olio di semi di girasole, olio di mais, di colza, di canola, di soia. Di non comprare prodotti che li contengono. Di evitare anche integratori di omega6.
Infine, per chi vuole farsi due risate, sul sito Albanesi.it è raccontata in italiano tutta la storia dell’ipotesi dei lipidi: l’articolo è precedente a questa scoperta dei ricercatori, ma spiegava già come si è arrivati a costruire l’ipotesi dei lipidi.