Last Updated on 30 Ottobre 2020 by Eleonora Bolsi
Strano ma vero. Nonostante siano tantissimi gli studi che collegano l’abitudine a mangiare carne come un fattore di rischio per la salute intestinale, e in particolare per alcune malattie come la neoplasia del colon-retto, una dieta che include la carne riduce il rischio cardiovascolare. E’ quanto ha scoperto un gruppo di ricercatori sul microbiota intestinale.
Una scoperta che ribalta quanto si supponeva sul consumo di carne, e cioè che fosse collegato a maggiori problemi cardiovascolari, con aumento del colesterolo e rischio di aterosclerosi. A quanto pare, sarebbe proprio il contrario.
IL LEGAME TRA DIETA CON CARNE E RISCHIO PER IL CUORE
Il rischio cardiovascolare collegato a un maggiore consumo di carne, infatti, era ipotizzato sulla base dell’incremento della trimetilammina-N-ossido, più nota come TMAO, nel fegato. Si tratta di una sostanza che il fegato produce a partire dalla trimetillamina, un’ammina di cui le carni sono ricche.
Poiché maggiore TMAO nel fegato porta a maggiore rischio cardiovascolare, si pensava che mangiare carne, che contiene trimetillammina, favorisse l’insorgenza di placche ateromasiche.
Ma oggi i ricercatori dell’Università degli studi dell’Oregon aggiungono un ulteriore tassello all’indagine scientifica, che va a ribaltare questa ipotesi.
Mangiare carne infatti permette di produrre maggiori quantità di un batterio intestinale di tipo gram-negativo, appartenente al ceppo di Bilophila. Questo batterio ostacola la produzione di TMAO a partire dalla trimetillammina contenuta nella carne.
Ed è presente negli intestini delle persone più sane, ma c’è un problema. In chi fa una dieta vegetariana o vegana, i livelli di questo batterio si riducono notevolmente. Mentre invece in chi fa una dieta completa di carne, i livelli sono più alti.
Livelli più alti di questo batterio nell’intestino sono associati a un minore rischio cardiovascolare.
Una scoperta che può avere un grosso impatto sulla salute, ha spiegato il dottor Giovannoni, a capo della ricerca.
Va detto che lo studio è stato fatto sugli umani.
Precedenti studi sullo stesso batterio avevano invece dato esiti contrari, per esempio sui topi. Si era visto che, se la dieta era anche ricca di troppi grassi, il batterio favoriva l’infiammazione. E in generale, anche sugli umani, questo batterio aumenta il rischio di appendicite, proprio per la sua capacità di produrre acido solfirico.
Quindi lo studio non va visto come un invito a mangiare più carne, ma semmai a scegliere una dieta bilanciata, equilibrando il consumo di prodotti animali con vegetali come frutta e verdura.
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