mercoledì, Ottobre 30

Lo scandalo della “setta macrobiotica”

Last Updated on 14 Marzo 2018 by Eleonora Bolsi

Non una dieta macrobiotica qualunque, ma l’ipotesi che dietro l’applicazione del protocollo della dieta macrobiotica Ma-Pi si sarebbe formata una vera e propria setta nella zona delle Marche, un’organizzazione che avrebbe evaso il fisco e costretto al lavoro gratuito i suoi adepti. Accuse molto pesanti senza dubbio, ma che arrivano da fonti attendibili: secondo quanto è noto adesso dalle prime notizie, c’è stata una operazione “anti-setta” del settore macrobiotico da parte della polizia di Ancona e Forlì, con l’appoggio della  Squadra Anti Sette del Servizio centrale operativo della polizia di Stato.

E ad essere indagata e “sgominata” è stata una comunità marchigiana-emiliana che basava le regole della vita dei suoi associati secondo l’alimentazione macrobiotica Ma-Pi (dalle iniziali del suo ideatore). Regole che si facevano però sempre più restrittive, non solo sotto il profilo alimentare, ma anche sociale e lavorativo.
L’ideatore della dieta, persona nota nella comunità scientifica, sarebbe anche l’imprenditore ritenuto a capo della setta.
“L’imprenditore – spiega il Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato Carlo Pinto, dirigente della Squadra Mobile di Ancona – aveva conseguito una laurea honoris causa in Mongolia, ed assoggettava psicologicamente le proprie vittime a tal punto da convincerle a versargli denaro che sarebbe servito per la costruzione di un’apposita clinica privata”. 
Chi entrava nella setta era costretto a lavorare gratuitamente, a seguire via via delle diete più restrittive secondo il protocollo (le cinque diete Ma-Pi) e veniva indotta a credere che la dieta macrobiotica facesse guarire da malattie incurabili. Peccato che, come ho già ribadito molte volte, nessuna dieta “cura” le malattie gravi.

L’indagine è durata anni, ed è partita dalla denuncia del 2013 di una ragazza, ex-vittima del capo della setta.
Al momento risultano cinque le persone indagate. 
Oltre all’evasione fiscale, a questa nota associazione sono contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti e lesioni aggravate.