Last Updated on 14 Giugno 2022 by Eleonora Bolsi
Le linee guida nutrizionali a livello internazionale non si discostano di molto, avendo di base le stesse banche dati e lo stesso tipo di metodologia di analisi. Studi osservazionali, studi controllati randomizzati e studi su modelli animali.
Ma oggi, viste le attuali conoscenze sull’importanza del fattore intestinale sia nel dimagrimento che nello studio sul sistema immunitario, è necessario rivedere le linee guida alimentari.
Come?
Tenendo conto del fattore microbioma.
Linee guida nutrizionali e microbioma, un legame inesistente
Il microbioma sarebbe infatti “la scatola nera” della nostra salute. Sempre maggiori studi cercano di inquadrarne le caratteristiche, al fine di capire come potenziare la longevità, il metabolismo, la resistenza alle malattie.
E’ quanto afferma un nuovo studio, Rethinking healthy eating in light of the gut microbiome, apparso sulla rivista “Cell Host & Microbe”.
Confusione sul mangiar sano
Secondo i ricercatori che l’hanno redatto, nonostante le linee guida offrano dati robusti, le persone hanno ancora idee confuse su cosa significhi mangiare sano.
La confusione dipende dal fatto che, a livello soggettivo, ognuno di noi presenta difficoltà digestive con cibi considerati molto salutari, come per esempio i legumi e i cereali integrali.
Queste problematiche si spiegano a livello di microbioma
I dati che correlano il microbioma all’insorgenza di molte malattie sono altrettanto robusti di quelli presi in esame dall’attuale scienza alimentare.
Questa quindi dovrebbe tenerne in conto, di modo da poter dare indicazioni più aggiornate.
Le nuove linee guida nutrizionali dovrebbero essere incentrate sulle caratteristiche del microbioma umano.
Benefici degli alimenti dal punto di vista intestinale
Andando a fare una stima poi delle linee guida adottate nei vari Paesi del mondo, le differenze sembrano minime.
Grossa enfasi viene data al consumo di frutta e verdura, il cui quantitativo deve rappresentare da un terzo alla metà del consumo giornaliero di cibo. Un quarto di questo deve provenire dai cereali integrali, e da un terzo a un quarto da latticini e formaggi magri.
Ma a parte alcune eccezioni, tra cui le nuove linee guida americane e quella sudafricana, nessun Paese tiene in conto il fattore microbioma.
Il problema degli alimenti industriali
In particolare, non esiste una definizione unanime di cibo “industriale” o “lavorato industrialmente”.
Sappiamo che dobbiamo in generale mangiare cibi più freschi e naturali. Al contrario, non sappiamo nulla degli effetti sul microbioma di molti additivi e conservanti, addensanti eccetera, che si trovano nei prodotti industriali.
I pochi studi disponibili parlano di effetti molto negativi su modelli animali.
Cereali integrali, grassi sani e proteine: i benefici dipendono dal microbioma
Allo stesso modo, i ricercatori hanno visto che gli effetti benefici dei cereali integrali e dei grassi polinsaturi sono mediati dal tipo di batteri intestinali. Essi sottolineano che le attuali scoperte sul microbioma supportano la limitazione di carni grasse, salumi e formaggi molto grassi. Tuttavia i benefici di una dieta salutare in alcuni casi possono essere condizionati dalla specifica combinazione dei nostri batteri intestinali. Questo fa sì che alcuni di noi rispondano positivamente a una dieta integrale o ricca di polinsaturi, altri non ne trovano molto vantaggio in termini di maggiore salute.
Un altro aspetto controverso riguarda le proteine animali vs vegetali
Le prime sono più facilmente digeribili.
Le seconde hanno in genere effetti positivi, di tipo anti-infiammatorio, a causa di fibre, polifenoli e altri metaboliti. Ma in alcuni casi, le proteine vegetali promuovono un’eccessiva fermentazione intestinale, che può essere anche negativa per la salute.
Conclusioni
In base a tutte queste difficoltà, è necessario investire nella ricerca dello studio del microbioma umano.
Questo permetterebbe:
- di dare consigli personalizzati davvero efficaci.
- Immettere sul mercato integratori e probiotici di ultima generazione per ridurre il rischio di gravi malattie.
- Contribuire a fare luce su quali additivi, addensanti ed emulsionanti stanno incidendo pericolosamente sulla nostra salute, di modo da bandirli o limitarli fortemente nell’industria alimentare.
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