Last Updated on 30 Settembre 2019 by Eleonora Bolsi
LA RIVOLUZIONE NEL PIATTO: LE UOVA, LA CARNE, IL PESCE.
Nel libro di Sabrina Giannini ci sono dei capitoli interi dedicati su questo punto, con il professor Franco Berrino che ci dice che l’ultimo uovo che ha mangiato è stato in un viaggio in Nepal. Strano, dato che a proposito del suo recente libro, proprio Berrino ha dichiarato quanto segue.
In generale, se si consuma un alimento di origine animale è bene che provenga da animali a cui sia stato consentito di nutrirsi naturalmente. Quindi sia il latte di vacche che pascolavano in montagna, uova di galline libere di nutrisi di erbe selvatiche, pesce che mangia alghe e plancton…
E in un intervento nel programma Porta a Porta lo stesso epidemiologo dichiarò di mangiare occasionalmente carne rossa.
Ora, a me Berrino sta molto simpatico. A me sembra una persona che crede in quello che fa, autentica.
Anche quando nel libro della Giannini dice di mangiare due cucchiaini di salsa di sesamo con pane integrale e miele per abbassare il carico glicemico degli zuccheri. Senza contare che uno, il miele ha già basso indice glicemico per via del fruttosio, due, sono ormai anni che si sa che i grassi non riducono per forza il carico glicemico dei pasti, e in alcuni casi fanno peggio.
Ma riguardo al discorso uova, non credo che Berrino ci stia dicendo di andare tutti in Nepal, o no?
E invece dal libro della Giannini, io ho quasi la sensazione che non si salvi nessuno.
Frodi sul bio, frodi sugli allevamenti di uova, frodi sulle carni, sul salmone, qui nonostante la replica della Ambasciata italiana della Norvegia che ha parlato di indagine scorretta.
LA RIVOLUZIONE NEL PIATTO: GIUSTA, MA SENZA DEMONIZZAZIONI
Possibile? Secondo me no. Senza nulla togliere a ciò che ha visto e riporta la giornalista.
Perché come io conosco allevatori e produttori che sono persone oneste e non frodano, e negozi bio che possono contattare i distributori e darvi anche le analisi di laboratorio delle uova che trovate, allo stesso modo non credo sia difficile per un consumatore fare scelte di qualità.
Scegliere uova allevate all’aperto (le vendono pure su Amazon, italiane), scegliere carne alimentata ad erba (ci sono tante realtà e tanti progetti in Italia su questo punto), formaggi da latte crudo, formaggi di capra o pecora che sono allevate all’aperto, polli ruspanti, pesce locale di piccola taglia, frutta e verdura bio se non a km zero. Certo, significa essere un po’ meno pigri, informarsi di più magari. Farsi aiutare da internet.
Ma sarebbe bello che i consumatori sapessero di non essere soli, di potere fare la differenza nello scegliere un prodotto al posto di un altro, e aiutare un’impresa locale fatta con coscienza.
Bisogna dare atto che queste realtà esistono, che sono piccole ma vanno aiutate, che stanno facendo rete, senza far credere ai consumatori che non ci sia scampo alcuno. Insomma c’è una buona Italia e questa deve fare parte della nostra rivoluzione nel piatto. Senza ortoressia.