Last Updated on 17 Maggio 2019 by Eleonora Bolsi
I cibi industriali? Ti fanno mangiare molto di più, spiegano i ricercatori del primo studio che confronta una dieta a base di soli cibi industriali e lavorati rispetto a una dieta con cibi naturali e minimamente lavorati.
COSA SONO I CIBI INDUSTRIALI: LA REGOLA DEL 5
Tutti i cibi da supermercato che hanno 5 o più ingredienti nella loro lista sono cibi industriali.
Tutti quelli con meno di 5 ingredienti sono semi-industriali o naturali.
Finora l’ipotesi era che i cibi industriali, contenendo zucchero, grassi e più sale oltre che additivi, creassero dipendenza.
Ma non era mai stato fatto uno studio scientifico che dimostrasse quanto si rischia di mangiare di più se si fa una dieta a base di questi cibi, o con grossa prevalenza.
CIBI INDUSTRIALI: IL NUOVO STUDIO DI HALL
Uno studio condotto dal celebre medico Kevin Hall, noto per avere sfatato di recente il mito per cui le diete senza carboidrati fanno dimagrire di più di quelle bilanciate, ha infatti suddiviso un campione di soggetti in salute in due sottogruppi.
Il primo sottogruppo ha mangiato per 2 settimane solo cibi industriali.
Yogurt alla frutta, creme di verdure, snack, biscotti, merendine, pane in cassetta, piatti pronti, gelati da supermercato, crackers, succhi confezionati.
L’altro sottogruppo ha mangiato solo cibi semi-industriali o naturali.
Formaggi stagionati, latte, legumi, frutta, verdura, cereali, anche surgelati, in barattolo o sotto-vuoto, ma senza ingredienti aggiunti.
Poi sono stati sottoposti a una dieta normale uguale per tutti per due settimane.
Per fare in modo che aderissero alla prima fase della dieta, sono stati trasferiti in una struttura clinica, con un budget per comprare cibo al vicino supermercato, cibo che poi veniva controllato dai ricercatori.
Inoltre non hanno potuto indossare i loro vestiti ma delle tute larghe, di modo che non si accorgessero di avere preso o perso peso durante l’esperimento.
Le calorie sono state registrate partendo dai pasti consumati in una sala comune. Le calorie dei resti di cibo lasciati sul piatto venivano detratte.
Questo fa sì che lo studio abbia una validità oggettiva, perché non si è basato sui questionari, e non ha lasciato i partecipanti liberi di tornare a casa, con il rischio che potessero mangiare diversamente ma ha seguito tutto il loro percorso alimentare senza lasciare nulla al caso. Ecco cosa è successo.
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