Last Updated on 8 Novembre 2016 by Eleonora Bolsi
Bacchettate sulle mani per quei genitori inglesi che hanno un figlio obeso, e che si sono visti recapitare dal preside della scuola del pargolo una lettera in cui li si consiglia di metterlo a dieta, sostanzialmente. Come? Evitando di dare al fanciullo o alla fanciulla snack industriali per merenda, junk food, schifezze da mangiare in orario scolastico. Meglio sarebbe un sandwich con ingredienti naturali, si legge nella lettera o persino frutta e verdura. L’opinione pubblica si è divisa su questa iniziativa.
Da un lato, infatti, in Gran Bretagna l’obesità infantile è in una crescita allarmante, dunque ogni iniziativa è qualcosa: anche in Italia l’obesità infantile è tra le più alte in Europa , arrivando a un venti per cento di bambini obesi, dunque uno su cinque, senza considerare poi quelli sovrappeso. In Campania, un bambino su due ha problemi di peso. Cosa dovremmo fare noi? Perché non facciamo nulla o quasi?
Dall’altro, i genitori hanno avvertito questa come un’ingerenza: la scuola si dovrebbe occupare dell’educazione dei ragazzi, non dei loro problemi di peso. Inoltre la questione è anche economica, cosa su cui non si discute mai abbastanza: snack e merendine e molti prodotti confezionati sono infatti ipereconomici. Al supermercato potete trovare merendine da sei al prezzo di un euro, o biscotti. Con pochi centesimi puoi sempre comprarti qualche schifezza alla macchinetta. Un succo di frutta può costare anche trenta centesimi, un green juice supera i dieci euro.
Possiamo parlare a profusione della bontà delle uova da agricoltura biologica, ma il punto è che chi non arriva a fine mese deve pur mangiare: e l’obesità è spesso legata a fasce di popolazione indigente soprattutto in Occidente. Non è un caso che ovunque tu sia puoi fare un pasto completo dal Mc Donald’s per pochi euro e un hambuger anche a un solo euro.
Dunque piuttosto che risolverla con la ramanzina ai genitori, le scuole ma in primis i governi dovrebbero promuovere programmi nutrizionali nelle scuole, con mense come Dio comanda; e penso che le stesse scuole possono decidere o no cosa mettere nelle macchinette distributrici, istituendo contratti diversi con le aziende che se ne occupano, per esempio.
Insomma: l’obesità infantile è un problema sacrosanto, ma che non va a mio avviso scaricato sulle spalle dei genitori punto e basta.