Last Updated on 8 Giugno 2020 by Eleonora Bolsi
La dieta Sirt o dieta Sirtfood, è diventata famosa per essere seguita da personaggi dello spettacolo come la cantante Adele.
E’ infatti nota per essere stata la dieta di Adele che l’ha seguita inizialmente per perdere i primi 15 chili, per poi fare un altro programma dietetico.
Secondo la dieta Sirt si può perdere molto peso grazieai cibi che attivano le sirtuine, particolari proteine ad azione antiossidante.
Con la dieta Sirt è possibile calare di ben 3 chili e mezzo in 7 giorni.
Proposta da Aidan Goggins e Glenn Matten, un nutrizionista e un giornalista, il libro della dieta Sirt è stato tradotto in Italia, con il titolo di “Sirt, la dieta del gene magro”.
Vediamo se il libro può interessarvi e soprattutto come sia possibile per gli autori perdere (in salute) così tanto peso e in così poco tempo.
DIETA SIRT: COSA SI MANGIA
Gli autori nel libro parlano di venti cibi che sarebbero dei naturali attivatori di sirtuine. Si tratta di proteine scoperte all’inizio degli anni Novanta che rallentano i processi di invecchiamento, svolgono un’azione antinfiammatoria e antiossidante, riducono lo stress.
Va detto che la storia delle sirtuine è stata finora confermata da pochi studi pilota: solo uno sugli esseri umani, altri su cavie.
I cibi sarebbero i seguenti: vino rosso, cavolo verde, rucola, agrumi, tè verde, curcuma, mirtilli, prezzemolo, capperi, mele, cioccolato fondente, olio di oliva, cumino, polvere di lucuma (la trovate al bio), il kaniwa, pseudocereale simile alla quinoa, bacche di goji, datteri, alchegengi, carbone vegetale, cacao amaro, caffè, sedano.
Sempre secondo gli autori della dieta Sirt, mangiare questi cibi farebbe scattare in noi il gene della magrezza, spingendo il corpo a liberarsi del grasso in eccesso e aumentare la massa magra senza sessioni di palestra. Tuttavia questa definizione non è scientifica. Un gene della magrezza non esiste ovviamente.
Attualmente sappiamo da alcuni studi che a differenziare una persona magra da una grassa non è solo un patrimonio genetico felice o infelice, ma anche una flora batterica più o meno differenziata.
Non è solo questione di avere batteri buoni o batteri cattivi, insomma, ma anche di quanti ceppi abbiamo di uno o dell’altro. Tanto che di recente si è ipotizzato che un trapianto di batteri fecali da una persona magra a una persona obesa potrebbe far dimagrire quella obesa (studio).
L’alimentazione da questo punto di vista può senza dubbio aiutarci a migliorare la nostra attività enzimatica e batterica. E in particolare, i cibi ad azione antiossidante svolgono un ruolo importantissimo, in questo senso.
Ma dimagrire solo per questo?
No, a meno che non si segua il piano della dieta Sirt.
Vedremo adesso la dieta.
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