Last Updated on 5 Novembre 2016 by Eleonora Bolsi
La nutrizionista Zoe Harcombe, celebre per aver inventato il metodo Harcombe per dimagrire negli anni Novanta (clicca qui per leggere la sua dieta) avrebbe attaccato il governo britannico asserendo che le linee guida alimentari, che in Gran Bretagna hanno portato al programma EatWell, sono mosse da interessi economici. Le linee guida, simili a quelle della piramide alimentare mediterranea (che a sua volta nasce a partire da delle ricerche americane, quelle di Ancel Keys sullo studio dei sette Paesi), secondo la Harcombe hanno penalizzato le proteine a favore di una dieta troppo ricca di zuccheri. Difatti il 37 per cento del piatto consigliato dai britannici dovrebbe essere composto da carboidrati complessi, il 12 per cento da proteine, il 39 per cento da frutta e verdura, l’otto per cento da prodotti caseari o latticini scremati, l’un per cento da grassi di origine insatura, il 3 per cento da cibi o bevande ricchi di sale e zucchero.
Il risultato? Provate a mangiare il 40 per cento (37+3) di cibi amidacei, a cui si aggiungono gli zuccheri del 39 per cento di frutta e verdura (mettiamo che la metà siano frutta): si arriva a un oltre 60% di carboidrati, con bassa quota di grassi e una mediocre quota di proteine.
Il risultato secondo la Harcombe sarebbe una dieta troppo alta in carboidrati rispetto alla quota di proteine e grassi che vengono ingiustamente demonizzati.
Alcune argomentazioni della Harcombe sono effettivamente ragionevoli, e vi ripropongo a traduzione mia quello che ha spiegato ai quotidiani britannici: “Il consiglio di concentrare quasi la metà del piatto con alimenti a base di carboidrati a danno delle proteine non è supportato da alcuna evidenza scientifica; l’obbligo di dover fare cinque pasti al giorno, per la maggior parte di carboidrati non è supportato da alcuna evidenza scientifica; lo stesso non esistono evidenze scientifiche per preferire una dieta a basso consumo di grassi; non esistono evidenze scientifiche per raccomandare di bere otto bicchieri di acqua al giorno o usare solo condimenti a base di pochi grassi insaturi”.
Il che è vero. Gli studi fatti sono solo quelli di tipo osservazionale retrospettivo (hai un problema di salute, cerco di capire, dalle risposte che mi dai a dei questionari o a delle interviste dirette, cosa mangiavi: e poi correlo le due cose) e, per quanto riguarda gli otto bicchieri di acqua al giorno, non ci sono studi. Affatto. Ma una raccomandazione che nasce dalla Nestlè e che poi è rimbalzata da medici a specialisti fino a oggi.
Secondo la Harcombe, questo sbilanciamento sarebbe dovuto a interessi economici; quello che viene da chiedersi è come mai anche la piramide alimentare mediterranea abbia principi molto simili. Guardate qua.