mercoledì, Ottobre 30

Lierre Keith e il falso mito della dieta vegana

Last Updated on 12 Novembre 2015 by Eleonora Bolsi

mito-vegetarianoLa dieta vegana salverà il pianeta, o ucciderà l’uomo? Quando mangiamo un piatto di cereali, o di legumi, o di verdura, siamo davvero sicuri che questo non sia contaminato di qualcosa di animale? E siamo davvero sicuri che basti rinunciare alla carne, al pesce, alle uova e ai prodotti animali per non essere coinvolti nell’uccisione e nello sfruttamento degli animali stessi? Che cosa sappiamo delle coltivazioni intensive? Ci siamo mai chiesti cosa succedere al pianeta nel momento in cui per fare spazio a certe colture si rischia di compromettere un ecosistema? Queste sono solo alcune delle domande che si pone Lierre Keith, femminista, ecologista, scrittrice nonché ex vegana, dopo essere stata attivista vegana e vegana per oltre vent’anni, nel libro “Il mito vegetariano”.

E’ molto difficile scrivere di Lierre e del suo libro, “Il Mito Vegetariano“, senza rischiare di essere fraintesi o di far passare il messaggio sbagliato: il libro, uscito in Italia per l’editore Sonzogno (edizione italiana e traduzione a cura del dottor Paolo Perucci) , rappresenta la storia personale dell’autrice, e in particolare come la dieta vegana le abbia lentamente minato la salute, e come diventare agricoltrice e allevatrice nel rispetto ecologico dell’ambiente l’abbia fatta ricredere sulla possibilità di riuscirci senza uccidere nessun animale, né nessun essere vivente; ma rappresenta anche un’esamina del mito della dieta vegana, secondo le motivazioni che spingono i vegani a seguire questa alimentazione. Motivazioni etiche, politiche, nutrizionali, e l’idea di fondo di poter salvare il mondo.

Tutte cose che la Keith affronta, portando a sostegno delle sue tesi delle argomentazioni valide, anche se non perfette nel lavoro di ricerca (un’archeologa ne contestò alcuni punti nella versione inglese del libro), ma migliori e più approfondite di molti libri che parlano di alimentazione, e subendo così una specie di pubblica gogna da parte della comunità vegana. Ecco un primo grosso fraintendimento. Lierre, da ex vegana, non “parla male” di chi fa la dieta vegana e non può essere facilmente contraddetta, quando espone un punto di vista, partendo dalla sua esperienza: dice che, così come l’allevamento intensivo non è sostenibile ed è una barbarie (“crudele, dispendioso e distruttivo”, afferma), anche la coltivazione intensiva e le monocolture lo sono, e non sono neanche il male minore.  Su questo vi do io un rapido esempio. (segue a pagina due)